di Pietro Di Martino – Alessandra era entrata in depressione perchè si sentiva sola, triste. Lo scorso 27 marzo ha deciso di andare in Svizzera e sottoporsi alla pratica del suicidio assistito. Aveva 47 anni… e ha scelto di morire.
Non so chi fosse ma quando scrivo il suo nome ho i brividi. Ha fatto tutto da sola, nessuno sapeva della sua decisione, parenti e amici erano all’oscuro di tutto.
L’ultimo a vederla è stato un suo amico, era all’ereoporto di Catania e l’ha incrociata poco prima che partisse per la Svizzera. Non conoscendo il motivo del viaggio, ha scritto un messaggio alla sorella esprimendo felicità per l’incontro appena avvenuto.
I familiari, allertati da quel messaggio hanno provato a contattarla e a farle cambiare idea. Niente da fare, Alessandra prosegue il suo viaggio, poi la telefonata dalla clinica: “Ha scelto il suicidio assistito”.
Alessandra e dj Fabo stessa clinica, ma situazioni diverse
La clinica era quella utilizzata anche da dj Fabo, situata a Forch, un piccolo paese della Svizzera ma la situazione è completamente diversa.
Alessandra non era costretta a stare su un letto di ospedale, non era una malata terminale… Alessandra era sola.
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La depressione è forse il male del secolo, forse fa molte più vittime di quanto si possa pensare ma si può guarire.
E allora penso alla superficialità di quei medici che avrebbero potuto salvarla e invece hanno assecondato la sua scelta.
Secondo quanto scritto da fanpage, Alessandra ha fatto testamento a favore della clinica. Per questo ed altri motivi, la procura di Catania ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio.
Non voglio entrare nel merito di una scelta così difficile, soprattutto quando parliamo di situazioni drammatiche.
Penso ad esempio a chi non riesce a muoversi o a respirare in autonomia… come si può pensare di giudicare non vivendo quel dramma?
Pretendo però che si faccia il possibile per salvare la vita, sempre e in qualsiasi situazione! Soprattutto per chi, come Alessandra, non aveva alcun problema fisico grave.
Ribadisco, la depressione è terribile e il pensiero del suicidio pervade la mente di molti che ne soffrono ma, faccio davvero fatica a pensare che un medico possa assecondare una giovane donna al suicidio perché sola e triste.
È forse questo l’obiettivo dell’eutanasia? Poter scegliere di morire perché si vive un momento difficile? E quanti giovani vivono momenti difficili? Quanti anziani si sentono soli? Quanti imprenditori soffrono la crisi?
Ci dicono che prima di sottoporsi al suicidio assistito i medici fanno tutte le verifiche del caso, siamo sicuri? Ho come l’impressione che per qualcuno la vita non abbia alcun valore.