Non tutte le persone invecchiano nello stesso modo e per questo riconoscere precocemente i sintomi del morbo di Alzheimer non è semplice.
Cambiamenti d’umore o dimenticanze sono tipici anche negli anziani che non sono affetti da demenza senile.
Purtroppo spesso ci accorgiamo dell’insorgenza della malattia solo quando si presentano i tipici buchi di memoria, ma a quel punto è già troppo tardi intervenire. Ma l’Alzheimer non appare all’improvviso.
Nonostante sia difficile cogliere le avvisaglie è una malattia che comincia almeno 10 anni prima con dei sintomi riconoscibili, seppur minimi.
6 sintomi dell’Alzheimer che dobbiamo imparare a riconoscere
Memoria: sicuramente il sintomo principale. Avere difficoltà a ricordare quello che è accaduto durante il giorno, dimenticare nomi, date. Questo sintomo peggiora drasticamente col progredire della malattia.
Linguaggio: inizialmente si può notare un allungamento nelle pause di un discorso, un parlato meno fluente anche da parte di chi normalmente è un buon interlocutore.
Perdere il filo del discorso o dimenticare a metà quello che si voleva dire è un altro sintomo da tenere sotto controllo.
Altro particolare è l’impoverimento del linguaggio e l’insorgenza di un elevata percentuale di errori di sintassi e grammaticali.
Compiti di routine: diventa difficile svolgere tutte le abituali azioni giornaliere che prima venivano svolte con facilità.
Cambiamenti di personalità e dell’umore: la comparsa di ansia, depressione, paranoia, apatia sono campanelli d’allarme. Anche l’insorgere di aggressività e il diventare più irritabili.
Dimenticare dove si sono messe le cose: non è inusuale in persone in cui si stanno manifestando i primi sintomi, mettere le cose in posti strani, non abituali e non riuscire a trovarle.
Disorientamento nello spazio e nel tempo: anche recarsi in posti familiari può diventare difficoltoso, come per esempio tornare a casa. Oppure rispondere a semplici domande che riguardano il giorno della settimana o il luogo dove si è stati.
Progetto italiano Interceptor
I dati sono allarmanti: il 5% delle persone che superano i 60 anni sono colpite da morbo di Alzheimer e le persone a rischio sono in forte aumento.
Nonostante tutti i successi ottenuti con gli studi effettuati sulla malattia e su come farla regredire la stima mondiale è preoccupante: entro il 2050 nel mondo ci saranno circa 115 milioni di malati di Alzheimer.
Solo in Italia ci sono circa 600mila persone malate di Alzheimer, ma il dato allarmante è che altre 730mila sono quelle a rischio e di questi 200mila si ammaleranno con certezza.
Un ambizioso progetto chiamato “Interceptor” è stato messo a punto dall’Aifa e finanziato dalla Fondazione Lilly per riuscire a trovare precocemente proprio quei 200mila futuri ammalati.
Paolo Rossini, responsabile scientifico del progetto e direttore dell’istituto di Neurologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore spiega: “Solo loro saranno i destinatari dei nuovi farmaci anti-Alzheimer, una volta disponibili. Sono infatti molecole troppo costose e con troppi effetti collaterali per poter esser date a tutti” .