Nata il 19 febbraio del 1990, Annalisa Durante oggi avrebbe compiuto 29 anni. Fu uccisa il 27 marzo del 2004, vittima della camorra.
“Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio” – “vorrei fuggire, a Napoli ho paura”. Sono alcune delle frasi che Annalisa Durante aveva scritto nel suo diario.
Tra pensieri e riflessioni non trapela soltanto amore, amicizia o simpatia ma anche tanta paura. Paura per una città che non riesce a liberarsi dalla camorra.
Vorrebbe fuggire, scappare, stravolgere tutto e trovare quella spensieratezza insita negli adolescenti. Ma la sua vita è lì, in Via Vicaria Vecchia a Forcella, Napoli.
È un sabato sera come tanti altri e Annalisa scende in strada per incontrare i suoi amici. Sono felici, ridono e scherzano in un silenzio surreale: gioca il Napoli e il vico non è affollato.
Vicino alla comitiva Salvatore Giuliano, diciannovenne e nipote dei fratelli Giuliano, considerato vicino al boss Ciro Giuliano ‘o barone, cugino dei fratelli Giuliano.
Mentre Annalisa stava chiacchierando con un’amica, due ragazzini su uno scooter spararono dei colpi diretti al boss Salvatore Giuliani. Gli amici scappano e la gente urla.
Un colpo vagante prende la testa di Annalisa Durante
Annalisa è a terra, un colpo vagante l’ha presa alla testa. Il padre scende in strada e prova a soccorrerla ma non c’è niente da fare: dev’essere trasportata d’urgenza all’Ospedale “Ascalesi”. Morirà dopo tre giorni di coma irreversibile.
Qualche mese prima di essere uccisa era morto un altro giovane, Claudio Taglialatela, In quell’occasione Annalisa esternò tutta la sua rabbia scrivendo sul suo diario: “Oggi abbiamo visto i funerali di Claudio in televisione. Abbiamo pianto tanto. Mia madre è sconvolta, dice che è la cosa più orribile perdere un figlio. A me mi è venuto il freddo addosso. Che tragedia. Perché si deve morire così? Non è giusto”.
Di questo diario è stato fatto un libro dal titolo “Il diario di Annalisa“, Tullio Pironti editore, a cura di Matilde Andolfo e Mario Fabbroni.
Cos’è cambiato da allora? Nulla! Questa è la verità. Storie come quella di Annalisa dovrebbero farci riflettere. Napoli è storia, cultura, sapori, amore, allegria e merita di poter essere vissuta.
Non è un film o una serie televisiva che aiuta la città anzi, Napoli ha bisogno di scuole e di professori, perché la camorra non la sconfiggi proiettando il disagio su uno schermo ma attraverso la cultura che trasmetti ai suoi figli.