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HomeSaluteAntonietta Gatti: «Non ci permettono di studiare il fenomeno di Bergamo»

Antonietta Gatti: «Non ci permettono di studiare il fenomeno di Bergamo»

La dottoressa Antonietta Gatti parla, in un’interessante intervista, dell’ostruzionismo nei confronti di chi vuole percorrere nuove strade per conoscere meglio il SARS-CoV-2.

Ospite in una serata organizzata da Leonardo Leone, la dottoressa Gatti, fisica, scienziata e ricercatrice, spiega un interessante punto di vista.

Antonietta Gatti è stata responsabile del Laboratorio dei biomateriali del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Con il marito Stefano Montanari gestisce l’azienda modenese Nanodiagnostics, un laboratorio di diagnostica e di ricerca che si occupa di nanopatologie.

La scienziata ha raccontato quali sono i temi che, a suo avviso, rimangono poco chiari in questa emergenza.

«Ci hanno detto che ci sono stati un sacco di morti da Covid-19. Ma sono scomparsi tutti i morti per infarto, per traumi, perché sono stati messi tutti nello stesso calderone. Quindi tutti quei numeri che noi abbiamo visto hanno una validità molto relativa».

Antonietta Gatti ha continuato: «Abbiamo anche visto che effettivamente il virus non è così letale, è un virus un po’ strano, molto infettivo, ma non letale. Tutti avevano detto che dava una complicanza polmonare, una polmonite interstiziale, invece poi si è scoperto che era un problema sistemico: una tromboembolia polmonare».

«La diagnosi quindi non è stata fatta bene inizialmente. Si potevano fare le autopsie per vedere cosa succedeva ai polmoni. In tutte le epidemie e in tutte le patologie strane, la prima cosa che fa il medico è andare a vedere il morto. Questa è una di quelle logiche che non è nemmeno scritta nei libri perché è nell’intelligenza del clinico».

Antonietta Gatti su autopsie e vaccini

La nanopatologa, a proposito delle autopsie, ha spiegato: «Abbiamo donato un’attrezzatura all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per fare delle autopsie in sicurezza: una maschera con attaccato un lungo tubo che porta l’aria presa da un’altra stanza o dall’esterno con una pompa».

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«Con queste protezioni si può rischiare e prendere un campione di encefalo. Tutti i pazienti, da quello che mi è stato riferito da clinici in prima linea, perdevano l’uso dell’olfatto e del gusto. Quindi è possibile che ci sia una compromissione anche di parte del cervello», spiega la dottoressa Antonietta Gatti.

Ha poi aggiunto: «Come nanopatologa sono esperta di nanoparticelle e il coronavirus, da un punto di vista dimensionale, è una nanoparticella e può viaggiare lungo il nervo olfattivo. Ci sono già studi di nanotossicologia che parlano di questo, quindi è chiaro che il virus può arrivare fino al cervello».

Antonietta Gatti ha poi evidenziato qual è il grande problema: «Dobbiamo avere assolutamente un vaccino a settembre ma senza aver conosciuto o studiato i meccanismi di interazione di questo corpuscolo all’interno del corpo umano. Quindi come fai a fare un vaccino?»

«Abbiamo visto che questo virus muta. Non credo che il coronavirus che abbiamo avuto in Italia sia uguale a quello di Wuhan o a quello della Germania. Non solo, cambia nel giro di poco tempo e questo lo avevamo già visto anche con la SARS».

Ha aggiunto: «Quando arriverà il vaccino a settembre quel virus lì non ci sarà più. Quindi avremo tutti gli effetti collaterali di un farmaco ma senza gli effetti positivi. L’unico effetto positivo, quello milionario, non sarà per noi».

L’ostruzionismo da Bergamo

Il fenomeno di Bergamo merita sicuramente delle risposte e la dottoressa Antonietta Gatti è tra quelle che vorrebbe provare a darle.

«Di tutta la task force non ce n’é stato uno che sia andato a controllare cosa sia successo a Bergamo e Brescia. Nessuno ha studiato il fenomeno per dirci perché lì la concentrazione degli infettati e dei morti è così alta, mentre in Sicilia è così bassa».

«Il fatto che queste cose non vengano spiegate non mi fa credere in un vaccino perché, se in quelle zone c’è un altro co-fattore di mortalità, quello rimane anche col vaccino», ha spiegato la nanopatologa.

Hanno donato l’apparecchiatura per fare le autopsie per far sì che Bergamo mandasse al loro laboratorio Nanodiagnostic dei tessuti, tra cui una parte di polmone, una di cervello e alcune parti di trombo, per vedere se oltre al virus c’è qualche altra cosa. Ma ancora non non hanno ricevuto niente

Il magistrato Giorgianni, in collegamento con la diretta, ha affermato:«È straordinaria la disponibilità che ha dato la dottoressa Antonietta Gatti al Papa Giovanni XXIII ad approfondire scientificamente tutte quelle patologie che potrebbero avere agevolato la trasmissione di questo virus».

«È invece inqualificabile, ingiustificabile e inammissibile che ci possa essere un ritardo nella ricerca della verità. – ha detto il magistrato in conclusione – Sembra che qualcuno voglia sabotare la ricerca. Non è che c’è qualche verità nascosta che nessuno deve apprendere? Sarà forse proprio in quegli accertamenti la possibilità di verificare che incidenza hanno avuto, per esempio, i vaccini che sono stati fatti in quella zona?» Foto: YouTube

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