Antonio Cianci, l’ergastolano sessantenne che tra l’otto e il nove ottobre del 1979 uccise tre carabinieri nel milanese, si è reso protagonista di un altro grave episodio.
Sabato scorso, fuori dal carcere grazie a un permesso premio, ha rapinato un uomo di 79 anni all’ospedale San Raffaele. La vittima, che ha provato a difendersi, è stata prima accoltellata e poi lasciata agonizzante in terra.
Nonostante la fuga, Antonio Cianci è stato individuato e catturato mentre era alla fermata del bus, stazione di Cascina Gobba. L’anziano signore è stato invece ricoverato in gravi condizioni ma non è in pericolo di vita.
Ad effettuare l’arresto due agenti della «volante» Lambrate bis. Cianci, oltre ad avere con sè il cellulare e il portafoglio della vittima, aveva l’arma in tasca e i pantaloni ancora sporchi di sangue.
Il killer Antonio Cianci
A soli quindici anni, il diciassette ottobre del 74, Antonio Cianci aveva ammazzato un metronotte, si chiamava Gabriele Mattetti e aveva ventinove anni.
Da minorenne riuscì ad evitare il carcere e cinque anni dopo, appena ventenne, causò la morte di tre agenti in servizio.
Era la sera del nove ottobre 1979 quando venne fermato da una pattuglia dei carabinieri lungo la Rivoltana vicino a Liscate. L’auto era rubata e lui aveva precedenti per omicidio.
I carabinieri si avvicinarono dopo gli accertamenti, il giovane killer tirò fuori l’arma e sparò. Persero la vita il maresciallo Michele Campagnuolo, l’appuntato Pietro Lia e il carabiniere Federico Tempini. Fu processato e condannato all’ergastolo.
“Sono sconvolta dal fatto che si sia permesso a questo essere ignobile, che massacrava senza pietà, di mettere un’altra famiglia in condizioni di dolore, calpestando e oltraggiando, tra l’altro, ancora la memoria di mio padre e dei suoi colleghi”.
Questo il commento rilasciato all‘Ansa da Daniela Lia, figlia di Pietro Lia, il carabiniere di 51 anni ucciso assieme agli altri due militari nel ’79.