“Costretto a morire per colpa del governo”, sono le parole di Antonio Tessitore, malato di SLA da quindici anni, che in un appello chiede aiuto al Papa e al Presidente della Repubblica.
In un articolo apparso oggi sul sito Ansa, e nel cui titolo si chiede quando potrebbe ripartire la discussione sul fine vita in Parlamento, si fanno alcuni “cenni storici” sulle diverse proposte di legge sull’argomento dal 1984.
Se ne parla da trentacinque anni senza riuscire ad arrivare a una conclusione. La discussione è stata riaccesa soprattutto dalla recente sentenza della Consulta sulla vicenda di Dj Fabo.
Una sentenza storica e che secondo alcuni aprirebbe al suicidio assistito. In realtà la Corte Costituzionale ha stabilito la non punibilità di chi aiuta un disperato a morire ma ha mantenuto il divieto di prestare aiuto al suicidio.
La storia di Antonio Tessitore
Attualmente i provvedimenti arrivati in Parlamento dall’inizio della legislatura sono tredici: sei alla Camera e sette al Senato e, dunque, la discussione potrebbe ripartire a breve. Il tema è ovviamente delicato e parlarne è assolutamente necessario.
Ma oltre al fine vita c’è anche un altro tema importante e che occorre affrontare. Riguarda tutte quelle persone che, nonostante le sofferenze, chiedono di poter continuare a vivere, possibilmente, con dignità. Sulle loro condizioni ci sarebbe tra l’altro ben poco da discutere ma molto da fare.
In un recente articolo comparso su Fanpage a parlare è Antonio Tessitore, un uomo di trentacinque anni che da quindici lotta contro la SLA.
“Cara SLA, te lo voglio comunicare: con me sei capitata male!”. Sono le parole di Antonio che riesce a parlare grazie a dei macchinari. Si è laureato, ha scritto libri e non ha alcuna intenzione di arrendersi.
Nel servizio di Fanpage accusa lo Stato di essere completamente indifferente verso il destino di chi soffre. “Da mesi chiedo un rafforzamento della squadra di volontari che mi assiste quotidianamente. Ho sollecitato tutti. Ho contattato il Governatore De Luca, il Ministro Speranza”.
Racconta di essere stato anche davanti all’ASL di Caserta per manifestare il suo disagio. “Ci mancano solo il Papa e Mattarella a completare la galleria di istituzioni alle quali rivolgere la mia richiesta di aiuto”.
“Costretto a morire per colpa dello Stato”
Poi quella frase che non vorremmo mai sentire: “Se dovesse continuare questo stato di cose, mi vedrò costretto allo sciopero della comunicazione, fino alle estreme conseguenze, ovvero il suicidio assistito”.
Ricorda che “ci sono più di due dozzine di articoli sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, che non mi va neanche di citare, che dovrebbero garantire il diritto alla vita e all’assistenza dignitosa di ogni essere umano. Questi non vengono attuati in nessuna realtà regionale”.
Quindi l’appello al Papa e al Presidente Mattarella: “Se non ci date la possibilità di vivere con dignità è normale che la disperazione ci porta alla morte […]. É vergognoso che uno Stato sia completamente sordo a un grido di disperazione“.
Antonio ama la vita, lo dice con forza ma poi aggiunge: “Sono costretto a morire per colpa del Governo”. Parliamo tanto e giustamente di fine vita: quand’è che impareremo a fare qualcosa per chi la vita vuole continuarla a vivere in maniera dignitosa nonostante le sofferenze?