A dicembre una delle quattro medaglie vinte da Jesse Owens a Berlino nel 1936 sarà messa all’asta. Nel 2013 ne era stata venduta un’altra a una cifra da record.
4 Agosto 1936: a Berlino Jesse Owens, sprinter americano, sconfisse nella gara del salto in lungo i favoriti atleti tedeschi, simbolo di potenza della razza ariana. Ospite d’onore in tribuna: Adolf Hitler.
Fu il terzo dei quattro ori vinti dall’atleta nel corso di quella edizione delle Olimpiadi. Dovranno passare quasi cinquant’anni prima che Carl Lewis riuscisse ad uguagliare quel record. Quelle medaglie, vinte da un atleta di colore, furono un grosso smacco per la Germania nazista.
Al ritorno in patria, nonostante i successi, rimaneva pur sempre un uomo in un paese fortemente razzista e segregazionista. Persino il presidente non lo ricevette alla Casa Bianca.
Cimeli di Jesse Owens e non solo all’asta
Dopo le Olimpiadi, Jesse Owens regalò alcune delle sue medaglie ad amici che lo avevano aiutato in momenti di difficoltà.
Nel 2013, una di queste medaglie, regalata a Bill “Bojangles” Robinson, fu messa all’asta per la cifra record di 1,1 milioni di sterline.
Fu il prezzo più alto mai pagato per un cimelio olimpico, molto più del precedente record di 865.000 dollari (circa 670.000 sterline) pagati per la coppa d’argento del vincitore della prima maratona olimpica del 1896.
A dicembre di quest’anno la medaglia che Owens regalò al sollevatore di pesi John Terpack sarà messa all’asta per la cifra monstre di 1,6 milioni di sterline.
Quella di mettere all’asta i propri cimeli non è certo una novità. Nel mondo del tennis il campione Boris Becker ha dovuto mettere all’asta alcuni suoi trofei, tra cui uno di quelli conquistati sull’erba di Wimbledon, per poter saldare i suoi debiti nel 2017.
La stessa idea aveva sfiorato anche la mente del campionissimo Bjorn Borg, che aveva prima deciso di mettere all’asta i cinque trofei conquistati consecutivamente a Wimbledon, salvo poi cambiare idea. Motivo: recuperare i soldi che aveva perso in cattivi investimenti.
Caso diverso è quello di Juri Chechi. Per aiutare la palestra che lo aveva lanciato nel mondo del professionismo, quest’anno ha messo in vendita 43 dei suoi trofei. Le medaglie d’oro, simbolo di tanta fatica e lavoro, sono però state escluse dal lotto. – Foto da YouTube