Da un giorno all’altro i bambini si sono ritrovati senza più la loro quotidianità fatta di giochi, scuola e amici: qualcuno al governo ci sta pensando?
Il lockdown emanato per arginare il coronavirus sta rendendo difficile la vita sociale ed economica di intere famiglie.
Se noi adulti prendiamo coscienza di ciò che sta avvenendo, c’è una categoria molto fragile che invece sta subendo pesantemente questa situazione: i bambini.
Improvvisamente qualsiasi tipo di relazione sociale che vivevano tramite la scuola e l’esperienza innocente del gioco si è frantumata.
L’infanzia dei bambini dopo il lockdown: quale futuro?
Una bambina di un quartiere residenziale di Milano ha smesso di scendere in cortile con la mamma perché i vicini le hanno gridato contro.
Le parole di queste persone che la accusano di essere portatrice del virus riflettono palesemente la paura che i media sono riusciti a infondere.
A Roma, invece, un bambino ha detto a suo padre che non è in grado di vivere senza la scuola e gli amici.
Di colpo tutto ciò che per molti adulti sembrava egoisticamente banale, si scopre che per i bambini era di fondamentale importanza.
Come riporta Avvenire, già molti psicologi, educatori e pedagogisti hanno sollecitato il governo a dare maggiori possibilità ai bambini. Qualcuno li ha ascoltati? Pare di no.
Dall’inizio della pandemia nessun decreto ha preso in considerazione questa emergenza dei minori che riguarda soprattutto bambini con disabilità o in condizioni di estrema povertà.
Dunque il governo crede che sia sufficiente aiutare le famiglie con un bonus ma forse non ha capito che i soldi non restituiscono ai bambini la loro infanzia.
L’assurdo pensiero italiano che li considera untori
In molti Paesi d’Europa nei prossimi giorni le scuole e le attività ripartiranno ma a quanto pare in Italia i bambini sono considerati degli untori a cui negare ogni diritto.
L’unica persona che ha cercato di affrontare l’argomento è stato il ministro Bonetti, che ha ricordato l’importanza del diritto fondamentale di far vivere ai bambini la loro infanzia.
Idea giusta che però nessuno sta ascoltando in vista della Fase 2. E intanto i bambini sono confinati in casa apatici e senza prospettive future.
L’Italia pare aver definitivamente dimenticato l’importanza che questa generazione avrà per il futuro del Paese.