Brutti tempi per la libertà di culto in Canada dove avanza in parlamento un disegno di legge per vietare i simboli religiosi a lavoro.
Presentato lo scorso 28 marzo in Québec, il ddl vieterebbe l’uso di oggetti religiosi a tutti gli impiegati statali compresi insegnanti, poliziotti e giudici.
Ad essere messi al bando saranno dunque tutti i tipi di veli islamici, le kippah, i tradizionali cappellini ebraici e naturalmente i crocifissi cristiani.
“L’obiettivo di questa legge è affermare la laicità dello Stato” – ha affermato Simon Jolin-Barrette, ministro dell’Immigrazione, Diversità e Inclusione nonché primo firmatario della proposta.
I leader religiosi contrari alla legge
Non sono mancate naturalmente le critiche dure dei leader di altri schieramenti politici e di tutte le autorità religiose, da quelle ebraiche a quelle cristiane.
“In nome della laicità si vuole limitare la libertà di religione delle persone” – ha detto il rabbino Reuben Joshua Poupko – “siamo profondamente contrariati”.
Il co-presidente del Centre for Israel and Jewish Affairs ha anche aggiunto al Canadian Jewish News: “l’impegno per il secolarismo non si basa sull’aspetto esteriore degli individui”.
L’arcidiocesi cattolica di Montréal invece non ha fatto altro che rimarcare alcune affermazioni già fatte alcune settimane prima, in occasione di un altro episodio.
Approfittando di alcuni lavori di ristrutturazione, infatti, il consiglio comunale ha fatto prima rimuovere per poi non riposizionare più, il crocifisso presente in aula.
“Il crocifisso è stato installato in un’altra epoca” – ha affermato la consigliera Lavigne-Lalonde – “ora le istituzioni devono essere laiche, neutrali e aperte a tutti“.
In risposta, monsignor Lépine ha dichiarato che la croce rappresenta le radici cristiane del Paese, simbolo di apertura e rispetto, e non ha bisogno di essere eliminata in una società pluralista.
Siamo dunque dinanzi al solito bivio: si vuole semplicemente garantire l’indipendenza dello Stato dalle fedi o si vuole attaccare la fede sbandierando una laicità che sempre più inefficacemente maschera una certa “cultura” che vuole annientare l’identità dei popoli?