La pace fiscale voluta dal governo Lega-M5S è arrivata. Le cartelle emesse circa 20 anni fa, tra il 2000 e il 2010, con importi sotto i mille euro, sono state cancellate.
Nella legge fiscale passata lo scorso dicembre era prevista una norma con cui si stabiliva la cancellazione delle cartelle con importo residuo inferiore ai 1000 euro.
E così è stato per 114,47 milioni di cartelle inviate fino al 2010 per un totale di 32,014 miliardi euro, pari al 3,5% del valore complessivo dei debiti fiscali.
La decisione è stata presa perché quelle di piccolo importo sarebbero costate allo Stato più in termini di recupero che cancellandole.
Meglio concentrarsi su cartelle recenti e con importi più consistenti, anche se questa rinuncia comporterà una riduzione del gettito atteso di circa 100 milioni l’anno per 5 anni.
Come scritto però nella relazione tecnica al provvedimento, l’annullamento di questi carichi «permetterà di concentrare le risorse a disposizione dell’Agente della riscossione sulle quote più recenti o comunque di importo maggiormente rilevante».
Sicuramente un sollievo per chi non era in regola, anche se si parlava di piccole cifre, ma qualcuno non ne sarà felice.
Molte cartelle riguardavano contributi previdenziali non pagati e quindi l’Inps ha perso parecchi miliardi di euro, anche se sarebbe stato molto costoso e difficile recuperarli.
Distribuzione geografica delle cartelle cancellate
La regione che sicuramente ha esultato di più è la Campania con 20,5 milioni di cartelle annullate per un totale di 5,1 miliardi di euro.
Al secondo posto troviamo il Lazio con 17,9 milioni di cartelle annullate per un totale di per 4,7 miliardi di euro.
Al nord troviamo in cima alla lista delle regioni la Lombardia, con 15,8 milioni per un totale di 4,5 miliardi di euro.
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Invece, per quanto riguarda le città, troviamo Roma con 14,3 milioni di cartelle per un valore di 3,7 miliardi, seguita da Napoli e Milano.