In questi ultimi giorni hanno fatto molto discutere le dichiarazioni del vicepremier, Matteo Salvini, di voler chiudere i cannabis shop.
“Da Ministro dell’Interno darò indicazioni, a tutti i responsabili della pubblica sicurezza, di andare a controllare uno per uno tutti i negozi di cannabis che, per quanto mi riguarda, andrebbero sigillati“.
Queste le parole del leader della Lega durante la conferenza stampa dell’8 maggio scorso. Per Salvini “sono un incentivo allo spaccio e all’uso di sostanze stupefacenti“.
I cannabis shop sono una realtà molto piccola in Italia e non tutti pensano sia giusto chiuderli. Sul tema, però, il Ministro non ha riserve per nessuno, nemmeno per gli alleati di Governo.
Il Senatore Matteo Mantero, del M5s, durante una sua intervista a Radio Radicale ha detto che Salvini “sta facendo un’operazione di distrazione dal caso Siri e dagli scarsi risultati che sta ottenendo nel contrasto alla criminalità organizzata“.
Ricordiamo che il Senatore Mantero è l’autore di una proposta di legge sulla liberalizzazione della cannabis, di autoproduzione e detenzione di piccole quantità da poter usare a scopo ricreativo.
Sulla stessa linea di Mantero, la Viceministra dell’economia Laura Castelli che, intervistata da Radio Capital, considera quella del vicepremier “una provocazione fatta alla vigilia di un voto per tirare fuori un tema e coprirne degli altri“.
Sul fronte dell’opposizione il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parla di “esagerazione da parte di Salvini“. È un Governo di “grandi annunci ma poi non succede nulla“.
Cannabis shop, risponde il neuroscienziato Serpelloni
Ma questi negozi sono davvero pericolosi? Molto interessante è l’intervista de La Nuova Bussola Quotidiana al neuroscienziato Giovanni Serpelloni, autore di una ricerca sull’escamotage che si utilizza per estrarre il principio attivo della cannabis dai prodotti acquistati in negozio.
Ritenendo la droga una vera emergenza nazionale, si dice soddisfatto che il Governo abbia scelto di prendere provvedimenti nei riguardi dei cannabis shop che, sempre il professore, considera un imbroglio.
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Andrea Zambrano, autore dell’articolo, fa notare al professore che un imprenditore intervistato da Repubblica, parla di un principio attivo che oscilla tra lo 0,2 e lo 0.6.
Secondo Serprelloni si tratterebbe di una bugia e spiega perché: “dalle nostre ricerche, che abbiamo pubblicato, dimostriamo che con 33,6 grammi di prodotto abbiamo estratto 23,6 milligrammi di Thc, che poi utilizzi a scopo ricreativo fumando“.
E dunque “siamo ben oltre le soglie della legalità: equivale a uno spinello. In altri campioni da 15 grammi di vegetale abbiamo estratto 12,6 mg di Thc“.
Alla domanda del giornalista, a proposito delle dichiarazioni del Ministro della Salute, Giulia Grillo, il professore risponde: “non capisco come un medico possa fare affermazioni del genere. Quel prodotto fa male. Punto. Va vietato a tutti“.
Poi Serpelloni fa una giusta riflessione: “tutto questo mercato in realtà è preparatorio a un altro tipo di business: quello della cannabis vera e propria.”
Il professore afferma che “si porta avanti la legge per la legalizzazione, ma prima e intanto, ti creo la rete distributiva. Il vero business sarà questo. È una vergogna che prende in giro il popolo italiano“. Sarà così?