Ieri sera è stato pubblicato un video che ritraeva una persona morta nel bagno dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.
A girare il video era stato un ragazzo di 30 anni, Rosario Lamonica, che ha poi dichiarato all’Ansa di averlo fatto per far vedere quello schifo.
«Quando ho chiesto aiuto nessuno mi dava ascolto, c’è stato pure chi mi ha detto “Fatti i fatti tuoi”». Rosario ha raccontato che quella persona era in stanza con lui, insieme ad altri anziani che lui cercava di aiutare.
Il video è diventato subito virale e oltre alle immagini forti, che mostrava il pover’uomo a terra, morto presumibilmente per un infarto, si sono viste scene raccapriccianti sulle condizioni in cui versavano i pazienti ricoverati.
Cardarelli di Napoli, che brutta storia
Durante il programma Tagadà su La 7, hanno intervistato la figlia dell’uomo trovato morto nel bagno del Cardarelli.
«La cosa peggiore è che non siamo riusciti a salutare nostro padre» ha detto alle telecamere. La ragazza ha spiegato di non vivere a Napoli ma in provincia di Belluno.
«Quando sono venuta giù mio padre era già ricoverato e ieri mattina abbiamo avuto la chiamata della dottoressa. Mio padre l’ho visto in una bara sigillata, non ho potuto neanche abbracciarlo e dirgli quanto gli volevo bene».
Quando il padre è arrivato con in ospedale in ambulanza, che la figlia ha tenuto a specificare essere privata, aveva con se degli effetti personali. Due telefoni, la fede nuziale, un orologio e una borsa con il pigiama.
«Oggi – ha raccontato la figlia – siamo andati a ritirare i suoi effetti personali. Ci hanno dato due telefoni di cui uno che non è suo. Non si trova la fede nuziale, non si trova l’orologio e neanche la borsa. Una roba incredibile».
E come darle torto? Non soltanto il dolore del lutto ma anche vedersi rubare gli effetti personali, oggetti che certamente avevano un valore affettivo importante.
«Capisco tutto ma un po’ di umanità. Siamo essere umani. Abbiamo un dolore immenso, lo scrupolo di non essere riusciti a portare mio padre in tempo, affidandoci a chi avrebbe dovuto tutelarci. Poi anche questa beffa». Foto: Tagadà – La 7