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Carlo Verdone 40 anni dopo Un sacco bello: «Una Roma che non c’è più»

A quarant’anni dall’uscita di “Un sacco bello“, il regista e interprete del film che lo rese celebre in tutta Italia, Carlo Verdone, ha rilasciato una simpatica ed emozionante intervista al giornalista Rai Stefano Buttafuoco, trasmessa durante il programma “La vita in diretta”.

“Ho dei ricordi meravigliosi legati a una Roma che non c’è più, il ricordo di un grande amico e produttore, Sergio Leone, che ebbe il coraggio di produrre il mio film e soprattutto il ricordo di una grande energia”.

Carlo racconta che per il suo primo film aveva talmente voglia di fare una bella figura da essere carico di adrenalina. “Creai un terzetto di personaggi che funzionavano e sono rimasti nel cuore di tanti italiani”.

Ed è proprio così, il film “Un sacco bello” è rimasto nel cuore di tanti italiani. Durante l’intervista parla dei personaggi che ha interpretato nel film: “Leo, che avevo già fatto a Non Stop […] era un candido con gli occhi erranti nel vuoto”.

https://www.youtube.com/watch?v=VTwONxbgsvQ

Carlo Verdone: “Devo molto alla mia disciplina e a chi ha creduto in me”

Di Ruggero, il ragazzo hippie che professa l’amore libero, ne parla come di “una specie di figlio dei fiori che aveva come padre Mario Brega”.

https://www.youtube.com/watch?v=0EEhWevVc0M

Poi arriva il turno di Enzo il bullo: “L’immagine della solitudine più assoluta”. Indimenticabile la scena del suo incontro con l’amico Sergio nel vano tentativo di una vacanza in Polonia sfumata per il malore del suo compagno di viaggio.

https://www.youtube.com/watch?v=5AJxPXswru0

Quando il giornalista Rai chiede se avrebbe mai immaginato una carriera così straordinaria, Carlo risponde di no, poi aggiunge: “Devo molto alla mia disciplina, non ho mai preso questo lavoro come un gioco ma come una cosa molto seria”.

“Devo tutto a Sergio Leone – conclude il regista – che ha creduto in me e anche a mia madre, che aveva capito che avevo una certa predisposizione”. 

Il padre di Carlo invece non si aspettava che facesse l’attore preferendo la carriera universitaria ma poi “quando ha visto il film Borotalco, ha detto: «è il tuo mestiere»”.