di Pietro Di Martino – Secondo quanto dichiarato dal pm Giovanni Musarò, l’ex Ministro della Giustiazia, Angelino Alfano, fu indotto a dichiarare il falso sul caso Cucchi.
L’attività di depistaggio sulla morte di Stefano Cucchi ebbe inizio il 26 ottobre 2009 dopo la pubblicazione di un’agenzia Ansa delle 15.38.
In questa agenzia, Patrizio Gonnella e Luigi Manconi, riferivano delle buone condizioni del ragazzo al momento dell’arresto.
Da quel momento, riferisce il pm “iniziano a pullulare richieste di annotazioni su ordine della scala gerarchica dell’Arma, comprese quelle false e quelle dettate. Cosa successe quel giorno? Il lancio di agenzia delle 15.38 scatena un putiferio.”.
Alfano indotto a dichiarare il falso sul caso Cucchi
Dal Comando generale dell’Arma partono richieste di chiarimenti e “tutte queste annotazioni non servivano al pm ma all’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano che avrebbe dovuto rispondere al question time alla Camera”.
Sempre secondo il pm Musarò, il Ministro Alfano “si limitò a riferire il falso su atti falsi”. In sostanza, secondo l’accusa, l’ex Ministro fu indotto a dichiarare il falso.
Il pm aggiunge che “Alfano nel corso del question time disse, tra l’altro, che Cucchi era stato collaborativo al momento dell’arresto, omettendo ogni passaggio presso la compagnia Casilina e che era già in condizioni fisiche debilitate quando venne fermato”.
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Continua: “Da qui parte una difesa a spada tratta dell’Arma e si traduce in una implicita accusa nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che avevano preso Cucchi in custodia per il processo”
Secondo Musarò: “In atti interni dell’Arma dei carabinieri che risalgono al periodo compreso tra l’ottobre e l’inizio novembre del 2009 compaiono già le conclusioni a cui sarebbero giunti i medici legali nominati dalla Procura sei mesi dopo”.
Atti che indicavano come responsabili del decesso solo i medici ma in cui già “si affermava che non c’era un nesso di causalità tra le botte e la morte di Cucchi, che una delle fratture era risalente nel tempo e che i responsabili del decesso erano solo i medici.”.