“Non sono contento di come sia andata a finire ma penso che noi non potevamo fare altro”. Questo il pensiero del deputato leghista Claudio Borghi che, ospite di Omnibus, spiega le ragioni che hanno determinato la crisi di governo.
L’economista del carroccio afferma di essere stato “uno di quelli che fino all’ultimo ha detto di provare ad andare avanti con il movimento cinque stelle”.
“Sono partito pensando di fare la rivoluzione, pensando a un governo del cambiamento e qualcosa all’inizio si è anche riuscito a fare”.
Parla del governo giallo-verde e di come avrebbe potuto funzionare se i due partiti, Lega e Cinque Stelle, avessero fatto fronte comune contro l’establishment.
Claudio Borghi su Conte: “Poco rivoluzionario, molto di sistema”
Sempre secondo quanto riferisce l’economista, qualcosa è inevitabilmente cambiato quando i Cinque Stelle “sono diventati un partito pro-sistema” mentre Conte è stato “molto poco rivoluzionario ma molto di sistema”.
Poi, ricordando l’intervista del Ministro Tria al Corriere, racconta il perché della decisione di voler interrompere l’esperienza di governo con i pentastellati.
“Quando nel mese di luglio il Ministro Tria ha rilasciato un’intervista al Corriere, dove dice che il deficit non si sarebbe fatto e che la Flat Tax non era mai stata sul tavolo, allora l’ho attaccato”.
Dice di averlo fatto sperando in una reazione da parte del Movimento per chiarire la loro posizione ma “la risposta di Di Maio – continua Claudio Borghi – è stata la massima fiducia in Tria”.
Dunque, stando a quanto dicono i leghisti, le cause che hanno determinato la crisi di governo non derivano da una mera questione opportunistica, ovvero la possibilità di un voto plebiscitario, bensì da una serie di atteggiamenti poco rivoluzionari.
Borghi ovviamente fa riferimento soprattutto alla sua materia, l’economia, criticando le scelte del Ministro Tria e tirando in ballo sia il Presidente Conte sia il Ministro Luigi Di Maio.