In un articolo di pochi giorni fa parlavamo della decisione svedese di sospendere Schengen. Ma c’è un altro paese scandinavo che ha introdotto nuove leggi anti-immigrazioniste durissime: la Danimarca.
Solo poco tempo fa, infatti, il parlamento danese ha approvato una legge che ha come obiettivo quello di ridurre drasticamente il numero di richiedenti asilo.
Finora chiunque fosse riconosciuto come rifugiato poteva rimanere per sempre in Danimarca, ma adesso tutti i richiedenti asilo possono rimanere solo per un periodo di tempo limitato.
Dopodiché se venisse appurato che il rimpatrio di un richiedente asilo non rappresenti per lui alcun rischio, allora verrebbe rispedito al suo paese d’origine.
I promotori: un cambiamento radicale per la Danimarca
I promotori di questo provvedimento già parlano di un cambiamento radicale per il Paese poiché si verificherà un mutamento della politica immigrazionista: dall’integrazione al rimpatrio.
Ma non solo: questa legge è così dura che prevede anche un taglio ai sussidi per i profughi e rende più difficili i ricongiungimenti familiari.
Ma ciò che sorprende è che ad appoggiare tale provvedimento non è stato solo il partito anti-immigrati del Danish People’s Party, ma anche la sinistra all’opposizione.
Il responsabile dell’immigrazione e socialdemocratico Mattias Tesfaye ha asserito “Alla gente si darà il messaggio più onesto che la loro permanenza in Danimarca è temporanea”.
E c’è di più: pochi mesi fa i socialdemocratici hanno appoggiato un’altra legge che impone agli immigrati di imparare il danese e di accettare lo stila di vita locale.
Non è chiaro il motivo di questa linea dura della sinistra danese contro gli immigrati. Forse è questione di sopravvivenza politica dinanzi all’ondata sovranista in Europa.
Come non si capisce perché la stampa italiana ha deciso nuovamente di ignorare questa notizia. Forse sarebbe imbarazzante dire che i “piddini danesi” sono “razzisti-fascisti”.
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