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Diego Tomassone: l’intervista a un medico che difficilmente vedremo in tv

Abbiamo intervistato il dottor Diego Tomassone, specialista in omeopatia hahnemanniana, su alcuni temi molto dibattuti attorno al coronavirus.

In un periodo molto particolare nel quale il servizio pubblico si limita a far sentire sempre le solite voci, noi abbiamo deciso di dare spazio a un pensiero diverso.

Il dottor Diego Tomassone è un medico chirurgo, nutrizionista clinico, specialista in omeopatia hahnemanniana, master in malattie pediatriche complesse e in PNEI, laureando in fisica e bioingegneria e membro SIPNEI e ISDE Italia.

Lo abbiamo intervistato su argomenti quali il lockdown, il ruolo dei mass media in questo periodo, l’uso delle mascherine, la prevenzione e il vaccino per il covid-19.

Diego Tomassone: «Lockdown non è servito a contenere i contagi»

Egregio dottore, secondo lei il lockdown imposto è realmente servito a qualcosa?

La storia ci insegna che si sono sempre e solo isolati in quarantena i malati e i soggetti a rischio, mai quelli sani, anche in epidemie di ben più vasta portata. Ricordo che i numeri per questo coronavirus parlano di uno 0,26% di ammalati sulla popolazione complessiva degli italiani.

Personalmente penso che in emergenza (o presunta tale) sia sempre meglio affidarsi a modelli di intervento che si sa essere efficaci. Una spiegazione per il lockdown ci può essere per Wuhan, città che ha più abitanti di Bielorussia e Svezia e la cui densità demografica è eccezionalmente elevata.

In Italia, a mio modesto parere, sarebbe stato più opportuno un modello come quello svedese. Anche perché bisogna ricordare che il virus circola almeno da Novembre 2019 sotto forma di “polmoniti strane” avvenute nel periodo Dicembre/Gennaio.

A cosa serve, quindi, “bloccare tutto” a Marzo dopo 3 mesi? Si potrebbe pensare così male da azzardare che la chiusura non sia stata posta per contenere i contagi, ma per evitare di immunizzarsi e raggiungere la soglia del 60% di immunità di gregge.

«Meglio un’accurata igiene orale che le mascherine»

Secondo lei perché c’è così tanto scalpore da parte dei mass media per questo Covid-19?

Non so dire perché tutto questo clamore. Da medico mi spiace molto che i mass media abbiano perso l’occasione di frenare il panico, facendo un’adeguata comunicazione rassicurante e non allarmistica.

Evidentemente non sanno che la paura e il terrore, insieme ad ansia e angoscia, iper-attivano la corteccia pre-frontale cerebrale destra, attivando l’asse dello stress, con eccessiva produzione di cortisolo e conseguente soppressione della risposta immunitaria proprio ai virus.

Secondo lei utilizzare e indossare le mascherine è realmente efficace?

Il Politecnico di Torino ha recentemente “bocciato” le mascherine dicendo che l’80% di quelle comunemente usate sono inadeguate a proteggere da un eventuale contagio. Senza contare che creano intorno a bocca e naso una cappa di aria viziata e piena di microbi.

Ritengo sia più efficace una maggior accurata igiene orale, aggiungendo al lavaggio dei denti il collutorio. E usare la mascherina se veramente si va in luoghi affollati, mettendola sulla bocca e non sul naso, per il quale è meglio disinfettare la parte esterna.

Obbligare a indossare qualcosa che può creare problemi non credo sia un giusto modo per aiutare la popolazione, poiché ricordo che con la mascherina si respira male e si va facilmente in ipercapnia con rischi di svenimento connessi.

«Alimentazione sana come prevenzione al virus»

Come può un paziente fare prevenzione?

Se si usano tutte le potenzialità della letteratura medica si scopre che, ad esempio, nel campo nutriterapico abbiamo tante risorse efficaci e a basso costo per fare prevenzione.

Parlando di alimentazione sana, i miei consigli partono dalla zuppa di miso, ottima contro le radiazioni ionizzanti e per ripristinare l’equilibrio del microbiota, il quale è collegato a una minore suscettibilità ad ammalarsi.

In più è necessario integrare la vitamina D con i relativi cofattori (vitamina A, zinco, magnesio, boro) e la vitamina C, famosa per il suo ruolo di immunostimolante.

Ricordo infine che in India come a Cuba si è adottata anche la pratica dell’omeoprofilassi, che ha sempre dimostrato grande efficacia.

Un vaccino può essere davvero la soluzione?

Applicando il “Primum non nocere” di Ippocratica memoria, cito gli insegnamenti del professor Hahnemann, il quale nell’aforisma 46 del suo testo fondamentale “Organon dell’Arte del Guarire” riconosce la bontà della filosofia vaccinale (nello specifico contro il vaiolo). Però nella nota 1 all’aforisma 56 ricorda anche che la pratica vaccinale non è esente da rischi e va usata con cautela.

A maggior ragione se parliamo di questo virus, per cui ancora non si conosce la reale patogenicità. Non sappiamo se produce immunità e quanto dura, ma sappiamo che come coronavirus tende a mutare rapidamente. Perciò non la ritengo una soluzione.