Il 7 Marzo 1999, all’età di 70 anni, a St.Albans, una città nella contea dell’Hertfordshire, nel Regno Unito, ci lasciava per sempre uno dei più grandi autori cinematografici del XX secolo: Stanley Kubrick.
Nato a New York il 26 Luglio 1928, Kubrick non è stato solamente un regista, ma nella sua carriera ha ricoperto molti ruoli, tra i quali direttore della fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali, scrittore, fotografo, sceneggiatore, produttore.
Insomma, nel mondo di Hollywood ha rappresentato un carisma senza precedenti, che ha fatto la storia del cinema mondiale. Tuttavia, l’Academy Awards è stata tutt’altro che generosa nei suoi confronti.
Come regista e sceneggiatore, infatti, non venne mai premiato con un Oscar, che, invece, ottenne a livello “tecnico”: gli effetti speciali in 2001: Odissea nello spazio, la fotografia in Barry Lyndon, i costumi e la scenografia in Spartacus.
Un bel riconoscimento, invece, lo ha avuto dal Festival del Cinema di Venezia nel 1997: Leone d’Oro alla Carriera.
Dal pubblico e dalla critica, invece, ha sempre ottenuto successo, nel bene e nel male. Molti suoi film, infatti, sono stati ritenuti visionari, per non dire profetici.
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Stanley Kubrick vent’anni dopo: quale eredità ci ha lasciato?
A differenza di molti registi, Kubrick ha affrontato quasi tutti i generi del mondo del cinema, lasciando in ognuno un contributo non indifferente.
I suoi film riescono a scavare la psicologia dell’umano talmente in profondità che, a vent’anni dalla sua morte, risulta essere ancora molto attuale.
Ha saputo affrontare l’orrore della guerra con una lucidità impressionante, toccando sia le corde dell’ingiustizia militare, sia della follia di uccidere come unico scopo dell’esistenza.
E da questi punti di vista, nel mondo, purtroppo, non si è mai sazi di guerra. È riuscito a colpire l’ottusità e la superbia di una politica che vede la guerra come un fatto estetico, senza capire quanti innocenti mandi al macello.
Ha sviscerato con tensione il noir, il thriller e l’horror, e ha narrato con grande maestria il dramma storico e quello psicologico.
La fetta di eredità più grossa, però, ci arriva da quei lungometraggi che, ancora oggi, fanno parlare di sé e sono diventati vere e proprie icone della cultura pop contemporanea, perché sono riusciti a profetizzare una o più situazioni del futuro.
Da una parte ha messo a nudo una società costruita su basi fortemente fragili e che finisce per identificarsi con situazioni pericolose e violente, distruggendo qualsiasi tipologia di rapporto civile.
Dall’altra la sete di conoscenza che attanaglia l’umanità quando si parla dello Spazio, tanto da voler riflettere, in realtà, quella che è l’essenza dell’esistenza stessa. 2001: Odissea nello spazio e Arancia Meccanica sono riusciti a inserirsi in un eterno presente culturale che mai morirà.
Non è un caso che Stanley Kubrick, già durante la sua attività, abbia fatto parlare e scrivere molto di sé. A 20 anni dalla sua morte, possiamo dire che fa sempre discutere. E lo farà fare ancora per tanto tempo.