In dieci anni fuggiti dall’Italia 250 mila giovani italiani: il danno arrecato da questa fuga all’estero equivarrebbe a circa 16 miliardi di euro
Martedì 8 ottobre è stato presentato il nono Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione a cura della Fondazione Leone Moressa, istituto di studi e ricerche specializzato nell’indagine delle fenomenologie e delle problematiche relative alla presenza straniera sul territorio.
L’edizione 2019, che si è concentrata sui giovani, ha avuto per titolo “La cittadinanza globale della generazione millennials”.
Da questo rapporto è emerso che nell’ultimo decennio gli italiani che hanno deciso di lasciare il Bel Paese ammontano a mezzo milione di cui circa la metà, al netto dei rientrati, sono giovani in un’età compresa tra i 16 e i 34 anni.
L’esodo dei giovani italiani
Un vero e proprio esodo. In base ai calcoli della Fondazione il danno arrecato da questa fuga all’estero equivarrebbe a circa 16 miliardi di euro – circa un punto percentuale del Pil – che i giovani avrebbero potuto produrre se rimasti in Italia.
Ma perché i giovani sono così importanti? Il decremento di giovani in età da lavoro produce effetti negativi sulla crescita economica per due motivi: viene a diminuire l’offerta di lavoro per quantità e qualità e calano i livelli di innovazione e di imprenditorialità.
Un terzo motivo sta nella sostenibilità del nostro sistema di welfare che evidentemente necessita di forza lavoro. Nel sistema pensionistico italiano – a ripartizione – i contributi versati annualmente dai lavoratori servono per pagare le pensioni di chi si è ritirato dal mondo del lavoro.
Ad oggi il rapporto è di tre lavoratori ogni due pensionati, ma secondo le previsioni nel 2050 ad ogni pensionato corrisponderà un solo lavoratore.
E qual è la motivazione di una emigrazione così imponente dei giovani italiani? Certamente il motivo principale va ravvisato nella mancanza di opportunità di lavoro.
A fronte di un tasso europeo di occupazione giovanile al 77,5%, in Italia si registra un tasso di nemmeno il 62%, il più basso d’Europa.
Questo dato rispecchia l’altro verso della medaglia: rispetto a un tasso europeo di disoccupazione giovanile all’8%, in Italia si registra un tasso di disoccupazione giovanile del 16%.
Il dato interessante emerso dal Rapporto è che la maggior parte dei giovani emigrati parte da regioni del nord: Lombardia con il 18% e il Veneto con il 9%.
Al sud, invece, primeggia la Sicilia con il 10%. Le mete scelte restano per lo più europee: Regno Unito 20%, Germania 17%, Svizzera 9%.