Fino a ieri dire che l’Euro è un disastro, era considerato, specialmente dagli europeisti, becera demagogia sovranista e nazionalista. La “notizia” invece giunge nientepopodimeno che da Berlino.
Neanche uno Stato dell’Eurozona ha beneficiato dell’introduzione dell’euro. Il bilancio tra guadagno e perdita è in rosso per tutti. Tutti tranne che per la Germania.
A riferirlo è uno studio del Centro per la Politica Europea di Friburgo in Brisgovia, realizzato per il 20°anniversario dell’introduzione dell’euro, istituito il 01/01/1999.
Da allora, la moneta unica ha permesso ad ogni tedesco di aumentare il proprio reddito di ben 23.000 €. Su scala nazionale, la crescita è stata di 1.900.000.000 €
L’Euro è un disastro: i più colpiti sono Portogallo, Francia e Italia
I cittadini di questi tre paesi hanno visto i loro redditi ridursi rispettivamente di 40.000, 56.000 e 74.000 € da quando è stata introdotta la moneta unica.
Ma secondo i dati è l’Italia la nazione ad aver subito le conseguenze peggiori dell’euro. Ogni italiano ha perso l’equivalente di 150.000.000 di lire dal 1999 ad oggi.
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Invece su scala nazionale, si stima che la Francia in termini di “perdita di ricchezza” a causa dell’euro, abbia visto andar via ben 3.600.000.000 €.
Ma la perdita del Bel Paese, ammonta addirittura a 4.300.000.000 €. Ciò vuol dire che l’Italia come nazione ha perso quasi 10.000 miliardi di lire.
Infine facendo un paragone tra i più grandi Stati membri, le perdite totali di reddito, pari a 8.600.000.000 €, hanno decisamente superato i guadagni, che si attestano a 2.200.000.000 €.
Quindi alla luce di questi dati oggettivi, pare che affermare che l’euro è stato e continua ad essere una disgrazia continentale, più che “populista” è vero.
Sarebbe curioso sentire come reagiranno gli ultrà dell’Unione Europea e della sua moneta unica portatrice di sciagure economiche, coi loro mantra “senza l’euro saremmo persi”.
E soprattutto se questo studio giungerà sui tavoli dei leader dei Paesi candidati membri come un monito dantesco “lasciate ogni speranza, o voi che entrate”.