L’imprenditore Marco Montemagno ha intervistato Ilaria Capua. Un confronto durato poco più di un’ora in cui la ricercatrice ha chiarito molti aspetti sull’emergenza coronavirus. Si è parlato di tutto: dai tamponi al possibile vaccino fino alle reali cause che hanno determinato il numero dei decessi.
Ilaria Capua (Director One Health Center of Excellence University of Florida) punta il dito sulla gestione dei dati e dei numeri:
“Sono un macello. Non abbiamo una reale fotografia di quello che sta realmente accadendo in Italia. Per averne una basterebbe fare il tampone a un campione rappresentativo della popolazione”.
La dottoressa considera inutile fare tamponi nelle zone infette: “Preoccupiamoci piuttosto di capire perché c’è una situazione di emergenza in Lombardia rispetto ad altre zone del Paese”.
E aggiunge: “Mentre in questa regione c’è un numero preoccupante di morti attribuiti al coronavirus, nelle altre regioni si manifesta come un’infezione influenzale. Bisogna capire perché”.
In queste settimane si sta discutendo anche di un possibile vaccino ma per la Capua, “trattandosi di un possibile futuro virus da raffreddore umano, è probabile che non ce ne sarà alcun bisogno”.
Durante l’intervista si invertono le parti e la dottoressa chiede a Montemagno se si vaccinerebbe contro il raffreddore. La risposta è negativa e lei replica: “Allora perché dovresti contro il coronavirus, se si manifesterà [in futuro] come un raffreddore?”
Montemagno a Capua: “Due?”
Pochi minuti dopo è ancora la Capua a rivolgere una domanda a Montemagno: “Sai dirmi quante sono le persone morte soltanto di Coronavirus?” Montemagno dice di no e specifica: “non capisco mai chi muore con il Coronavirus o per causa del Coronavirus”.
“Fino a ieri – risponde la ricercatrice – le persone morte soltanto di Coronavirus erano due. Oggi mi sembra di aver letto diciassette. Tutte le altre persone che sono venute a mancare avevano tre, quattro patologie intercorrenti”.
I dati esposti dalla virologa sono quelli dichiarati dal presidente dell’ISS Brusaferro durante una delle conferenze stampa della Protezione Civile.
“In un servizio sanitario che è in difficoltà, le persone fragili in ospedale rischiano – a causa del sovraccarico, della paura, dei focolai che si verificano al suo interno – di infettarsi con il Coronavirus. Il punto – conclude la dottoressa – è che queste persone muoiono perché sono molto malate”.