Esiste qualcosa che possa infangare la storia dell’Olocausto più di una scritta antisemita? Forse si, il falso sopravvissuto alla Shoah, che ha raccontato la sua storia a migliaia di studenti.
Il 30 ottobre 2019 il Senato ha approvato con 151 voti la mozione della senatrice a vita Liliana Segre, superstite dei campi di sterminio nazista.
Si tratta di una Commissione contro il razzismo e l’antisemitismo che ha suscitato un ampio dibattito sia durante la discussione, sia dopo l’approvazione.
In questi ultimi giorni, in alcune città italiane, sono apparse diverse scritte antisemite adiacenti ad abitazioni di persone di origini ebraiche.
Come ad esempio l’episodio avvenuto a Mondovì, in provincia di Como, dove sulla porta d’ingresso di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944, è comparsa la scritta “Juden hier” (“qui ci sono ebrei”).
In Italia, secondo i recentissimi dati del rapporto Eurispes, il numero dei negazionisti negli ultimi quindici anni è aumentato, passando dal 2,7% del 2004 al 15,6% di oggi.
Sempre secondo i dati Eurispes, la maggioranza di chi nega la Shoah si trova tra gli elettori di centrosinistra, il 23,5%. Poi il 17,1% a sinistra, il 19,2% al centro e il 13,8% nel centro destra.
Ad avere una maggiore propensione verso tesi negazioniste risultano gli elettori dei Cinque Stelle, con un 18,2%. Sorprendente, invece, il risultato degli elettori di destra, ultimi in classifica con “soltanto” il 12,8%.
Il falso sopravvissuto alla Shoah
L’antisemitismo è in crescita e la storia del falso sopravvissuto alla Shoah, riportata dal Gazzettino, è forse il peggior modo per offendere il popolo ebraico. E chi, come la senatrice Segre, ha realmente vissuto quell’immane tragedia.
Il protagonista di questa storia si chiama Samuel Gaetano Artale von Belskoj-Levi, un ingegnere di 83 anni con studio a Padova.
L’ing. Artale è stato in diversi istituti scolastici e ha raccontato la sua storia partendo dalla sua nascita a Rostok, in Germania. Ma da alcune verifiche fatte da il Gazzettino, non risulta nato in Germania bensì a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, il 22 ottobre del 1937.
Le verifiche da parte del quotidiano sono partite dopo che un cittadino veneziano, appassionato di storia ebraica, ha lasciato un misterioso fascicolo-denuncia nella cassetta postale della redazione.
“Queste verifiche – si legge su il Gazzettino – vengono accompagnate da una pesante e qualificata presa di posizione di uno storico veneziano: Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano“.
Secondo lo storico “la storia che Artale racconta con commozione alle scolaresche assetate di testimoni, non trova riscontro di alcun tipo”.
Nessuna traccia
Il professore racconta di non aver trovato nessuna traccia negli archivi di Rostok della famiglia dell’ingegnere e che gli ebrei di quella città “sono stati tutti deportati due anni prima di quel che racconta”.
Il finto sopravvissuto alla Shoah ha anche pubblicato un libro dal titolo “Alla vita” che, sempre secondo lo storico Voghera “è ricco di errori storici”.
“La cosa grave – fa notare il professore – è aver chiesto e ottenuto dalla inconsapevole senatrice Segre un messaggio di saluto per una delle tante manifestazioni in cui era stato invitato per raccontare la sua triste storia“.
Il Gazzettino si è anche rivolto all’International Tracing Service di Bad Arolsen in Germania, ovvero il centro internazionale sulla persecuzione nazista contenente le schede delle persone deportate nei campi di concentramento.
Dicono di aver effettuato un controllo approfondito, tenendo conto dei vari nomi e cognomi della persona ma, sull’ing. Artale, non hanno trovato nessuna informazione. – Foto da YouTube