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Gatti di Roma: che fine hanno fatto? La scomparsa misteriosa dei felini

Dove sono finiti i gatti di Roma? Una domanda più che legittima, tenuto conto del fatto che la Capitale, negli ultimi mesi, è divenuta territorio di caccia di ben altri animali.

I gatti, in conseguenza soprattutto dell’emergenza rifiuti e dei cumuli di immondizia che si innalzano in tutta la città, hanno lasciato il posto a nugoli di topi, addirittura cinghiali e, soprattutto, a gabbiani.

Scorrendo la homepage di Facebook, ci siamo imbattuti in una poetica riflessione su questo argomento, scritta sulla sua pagina personale da Marcello De Angelis.

È un giornalista e l’ex direttore de Il Secolo d’Italia e del mensile Area, oltre che scrittore e autore del romanzo “C’è un cadavere nel mio champagne” (Idrovolante edizioni).

I gatti cacciati dai gabbiani?

Ecco il post di Marcello De Angelis, che riportiamo qui di seguito per intero: “Fino a poco tempo fa il mio quartiere – i Parioli – era pieno di gatti. E io amo i gatti.

C’erano ovviamente anche le gattare. Che in momenti particolari del giorno portavano il cibo in punti strategici dove immediatamente si riunivano dozzine di gatti che uscivano dai giardini, spuntavano da sotto le macchine in sosta, scendevano dagli alberi.

La notte, specialmente in primavera, si udivano le sviolinate delle gatte in calore e gli agghiaccianti strilli dei maschi che combattevano tra loro per il predominio.

Passeggiando a sera, quando faceva più caldo, dai giardini provenivano i miagolii dei micetti che aspettavano il ritorno delle madri che erano andate a caccia di cibo.

Solo di rado si vedeva un topo fare capolino dall’edera. Ma aveva vita breve. Ora i gatti di strada sono letteralmente scomparsi. Non se ne vede e non se ne sente nemmeno uno.

Le strade del quartiere sono presidiate da grossi gabbiani minacciosi, che ti guardano con arroganza stando in cima ai cassonetti o ai cumuli di immondizia che ormai fanno parte del decoro urbano.

Credo che la loro presenza e la scomparsa dei gatti sia collegata. Anche loro strepitano e si azzuffano in pieno giorno, ti planano in faccia mentre passi vicino ai cassonetti a piedi o in motorino.

Al mattino, mentre tenti di avvitare la moka, li trovi sul davanzale che ti spiano con un occhio solo e non serve a nulla tentare di scacciarli perché sono sfacciatamente sicuri di sé.

Inoltre, mentre i gatti si sdraiavano sornioni sul cofano delle auto per godere del calore dei motori spenti da poco, gli uccellacci ti riempiono il tetto di guano e ci litigano sopra, graffiandolo. Aridatece i gatti…”