Non è passato inosservato un commento di un parente di alcuni deceduti positivi sotto un post della deputata Mariastella Gelmini.
La capogruppo di Forza Italia qualche giorno fa ha pubblicato un post su Facebook contro i partecipanti della manifestazione a Roma.
«Più che la “marcia della liberazione”, quella organizzata oggi a Roma, è la marcia dell’inconsapevolezza o dell’ignoranza», ha scritto la deputata Gelmini.
«Negazionisti e nomask dovrebbero visitare i nostri reparti di terapia intensiva, parlare con i nostri operatori sanitari, pregare sulle tombe degli oltre 36mila morti avuti in Italia per il virus, e dopo tutto questo, infine, mettere la mascherina e chiedere scusa al Paese».
Nei commenti la risposta che la Gelmini non si aspettava
Tra i commenti al post della deputata di Forza Italia, quello che ha lasciato Stefano D’Eliseo è sicuramente il più significativo.
«Una cosa che mi infastidisce è chi, soprattutto voi politici, parte sempre con l’etichettare per dover chiudere in un angolo le persone, i cittadini italiani, che si permettono solamente di sollevare dubbi, perplessità o fare domande a un Governo che di risposte ne dà alquanto poche».
Stefano si è poi soffermato sulla parte in cui Mariastella Gelmini ha affermato che chi scende in piazza dovrebbe andare a visitare le terapie intensive, parlare con gli operatori sanitari, pregare sulle tombe dei deceduti e chiedere scusa.
«Deve sapere che io quei reparti di terapia intensiva non ho potuto visitarli. Non è stato possibile andare a far visita a mia madre perché in quel periodo non era consentito nemmeno con le dovute precauzioni (visto che la carica virale c’era). Non mi è stato nemmeno consentito di pregare sulla tomba di mia madre, perché in quel periodo non erano concessi nemmeno i funerali».
L’autore del commento ha raccontato di aver perso ben cinque familiari durante l’emergenza, tra cui la madre.
«Fa ancor più male scoprire che il suo decesso non è arrivato solo per le conseguenze della Covid-19 ma perché i farmaci sono arrivati con estremo ritardo».
Stefano ha poi spiegato alla deputata Gelmini come sono andate le cose. La madre è entrata in ospedale il 16 marzo e le è stata prescritta una terapia salvavita che ha salvato il 77% di pazienti gravi a Brescia.
«Peccato che il farmaco facente parte di quella terapia è arrivato solo una settimana dopo. Sulle cartelle cliniche che, nei giorni del dolore, ho avuto la lucidità di chiedere, era riportato: “farmaco non disponibile nella farmacia dell’ospedale”».
«A questo Paese non devo alcuna scusa»
Stefano ha chiesto al governo e a tutti i politici italiani di raccontare la verità perché starebbero uccidendo una nazione per qualcosa che lui definisce senza senso. «Non raccolgo per nulla le sue parole, io a questo paese non devo alcuna scusa».
«Se per tenere in piedi una “pandemia”, i pazienti li devo cercare tramite un tampone, capisce che siamo sul filo del ridicolo».
Ha poi concluso dicendo alla deputata di Forza Italia che molti dei reparti di terapia intensiva aperti tra febbraio e aprile sono chiusi. Inoltre molti dei ricoverati sono lì per altre patologie ma sono taggati Covid solo perché hanno il tampone positivo.
Cara Gelmini, chi chiederà scusa a queste persone che hanno perso i loro cari per mancanze di farmaci o per terapie errate? Foto: YouTube