Si è rifugiato nella natura per vivere con la donna che amava e anche dopo la dipartita di lei non è mai tornato indietro. Questa è la storia di Gianni Menichetti.
Gianni Menichetti è un 67enne originario della Toscana, precisamente di Casole d’Elsa, in provincia di Siena. Da più di 48 anni vive immerso nella natura.
La sua casa è in un canyon selvaggio a Vallone Porto, Positano, una struttura tre metri per tre dove Gianni è venuto a vivere per amore e non se n’è più andato.
All’interno della piccolissima abitazione, due sedie, qualche stoviglia, asciugamani, vestiti e due lampade a gas. Non ha mai avuto la corrente elettrica.
Come ha raggiunto quel posto sperduto Gianni Menichetti?
Gianni era giovanissimo e si era trasferito a Napoli per frequentare Lingue Orientali ma non si è mai iscritto. Grazie a un amico andò a Positano e qui il colpo di fulmine.
Conobbe Vali Myers, una ballerina australiana che da tempo viveva in un canyon insieme al marito, nella natura selvaggia, dove aveva iniziato a dipingere. Un personaggio sicuramente affascinante e controverso.
Inizialmente Gianni Menichetti entrò nella vita di Vali occupandosi dei suoi animali durante i viaggi a New York dell’artista dove, insieme al marito, cercava acquirenti per le sue opere.
Dopo la separazione della donna dal marito, Gianni diventò il suo amante e da quel giorno è rimasto nel canyon, anche dopo la morte di Vali, nel 2003.
Lui era giovanissimo ai tempi e la loro storia dette scandalo. Anche il rapporto dell’uomo con la propria famiglia ebbe una rottura a causa della sua scelta.
In una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, Gianni racconta che un tempo la sua nuova “famiglia” era molto numerosa: delle capre, degli asini, una grandissima scrofa, tantissimi cani e gatti e anche delle volpi che Vali era quasi riuscita ad addomesticare e che erano le sue muse.
Adesso Gianni Menichetti vive da otto anni con Joanna Pallaris, una giovane greca cipriota cresciuta a Londra che però, come racconta, «forse sta cercando altri orizzonti».
Passa le sue giornate a scrivere, a leggere e a dipingere ma in inverno i momenti di luce sono molto brevi e quindi c’è bisogno di una sorta di luce interiore per andare avanti.
«Non ho un cellulare e mi turba molto vedere l’umanità di oggi. Nessuno comunica o parla, io non posso vivere così. Vivono tutti un una realtà che è irreale», dice Gianni.