HomePoliticaGregoretti: ecco perché Italia Viva può salvare Salvini

Gregoretti: ecco perché Italia Viva può salvare Salvini

All’inizio del nuovo anno la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato dovrebbe votare sul caso della Gregoretti: decisivo il voto di Italia Viva.

Nonostante i sondaggi diano Italia Viva non oltre il cinque per cento, il nuovo partito fondato da Matteo Renzi è il vero ago della bilancia all’interno dell’attuale governo.

Potrebbe infatti decidere di staccare la spina da un momento all’altro, oppure mantenere in piedi il governo e contestualmente prendere decisioni in contrasto con le scelte della maggioranza.

Ed è proprio quello che si sta verificando sulla vicenda che riguarda l’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini. Il leader della Lega, indagato sul caso Gregoretti, potrebbe essere “graziato” dal voto di qualche senatore in quota Renzi.

Caso Gregoretti, il commento del senatore Faraone.

A tal proposito riportiamo il commento del senatore Davide Faraone pubblicato su Facebook: “Sono veramente sbalordito! Tutti a chiamare e a chiederci, ‘quindi salvate Salvini dal processo?'”.

Faraone sostiene di aver condannato Salvini in due precise occasioni: il giorno in cui è salito a bordo della Diciotti e quando ha dormito sul ponte della Sea Watch 3.

“Ho contestato con i fatti la sua politica, non con le chiacchiere. Inoltre da gennaio si tornerà a lavorare per far saltare i decreti “insicurezza” voluti dall’ex ministro dell’interno”.

Poi chiarisce la sua posizione in merito alla vicenda Gregoretti: “Fatte queste dovute precisazioni, non capisco cosa ci sia di strano, quando bisogna decidere se mandare a processo o meno un uomo, nel dire: approfondiremo, guarderemo le carte e poi decideremo”.

Il senatore sottolinea che Italia Viva non vuole usare una questione giudiziaria a fini politici, “non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo. Oppure il garantismo vale per gli amici, mentre per gli avversari politici si diventa giustizialisti?”.

E aggiunge: “Noi non ci chiamiamo Salvini, non siamo giustizialisti con i poveri cristi, spesso senza colpa, non diciamo “buttare la chiave”, quando vediamo portare via in manette Carola Rackete e non diventiamo improvvisamente garantisti quando i magistrati toccano i potenti come lui”.

“Leggeremo le carte e decideremo – conclude Davide Faraone – senza isterismi e senza sventolare cappi e manette, come si fa nei paesi civili”.