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Grenfell tower, 2 anni fa quella telefonata: “Mamma sto morendo. Grazie…”

Londra: oggi alle 18 la campana del Garden for Peace and Healing sarà suonata per 72 volte in ricordo delle vittime del Grenfell Tower.

Sono trascorsi due anni da quel terribile incendio che devastò completamente il Grenfell Tower, un palazzo situato nel quartiere di North Kensington in cui persero la vita 72 persone.

Il grattacielo fu progettato nel 1967 e costruito tra il 1972 e il 1974. La torre, alta 67,3m e composta da 120 appartamenti, si trova in un area molto popolare e circondata da quartieri residenziali.

L’incendio del 14 giugno 2107 divampò intorno alle 01:00 e fu innescato dal cortocircuito di un frigorifero in un appartamento sito al quarto piano. Furono chiamati i pompieri che giunsero sul posto pochi minuti dopo.

La squadra dei vigili del fuoco riuscì presto a domare l’incendio ma nel contempo, il rivestimento esterno stava prendendo rapidamente fuoco raggiungendo anche i piani superiori.

Intervennero circa 250 squadre dei pompieri muniti di ben 45 autopompe. Provarono anche a entrare nell’edificio ma fu impossibile e riuscirono a lavorare solo all’esterno, mentre le fiamme continuavano a invadere gli appartamenti.

Morirono 72 persone e a oggi, dopo due anni, nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. Tra le vittime ricordiamo con affetto due giovani italiani: Gloria Trevisan e Marco Gottardi.

22 minuti, questo il tempo passato da Gloria al telefono con i suoi genitori: un addio straziante prima che venissero raggiunti dalle fiamme.

Grenfell Tower, la telefonata di Gloria

Una telefonata interrotta per volere della ragazza onde evitare che i genitori ascoltassero le urla di dolore. “Se il fuoco arriva qui mi butto dalla finestra… te lo giuro mamma”, queste alcune delle parole pronunciate da Gloria, aveva 26 anni.

“Sono nel soggiorno e vedo le fiamme dappertutto… stiamo solo aspettando” aveva detto. Era cosciente che nessuno avrebbe potuto salvarli, parlava con la consapevolezza di una morte imminente.

Ed è proprio la madre della ragazza a raccontare di quei momenti, quando la figlia le disse di essere dispiaciuta per loro, che era tempo di dirsi addio ed essere forti.

Vivere con lucidità e rassegnazione gli ultimi minuti della propria vita: impossibile immaginare il loro stato d’animo. E la povera madre, inerme, ad ascoltare l’angoscia di una figlia, consapevole anch’essa di ascoltare per l’ultima volta le sue parole.

Tanta tristezza ma anche tanta rabbia. Come hanno potuto anche solo pensare di mettere del materiale altamente infiammabile all’esterno dell’edificio? Com’è possibile che non vi fossero uscite di emergenza alternative?

Oggi non possiamo esimerci dal ricordare le vittime nella speranza che si possa quanto meno fare giustizia: sono morte 72 persone.