HomeItaliaBonus bebè negato a due mamme: ecco perché e come ottenerlo

Bonus bebè negato a due mamme: ecco perché e come ottenerlo

Bonus bebè e terza età: i casi di due 65enni alle quali l’Istituto di previdenza ha negato l’agevolazione – Le regole per ottenere l’agevolazione

Una donna italiana di 65 anni, che nel 2015 aveva fatto ricorso, in Spagna, alla fecondazione eterologa diventando così mamma, ha fatto richiesta all’Inps per il bonus bebè.

E si è vista rispondere di no. Secondo il call center dell’Istituto infatti, l’agevolazione “in Italia – ha riferito nei giorni scorsi adnkronos salute – non è prevista per i cittadini celibi o nubili che hanno fatto ricorso ad inseminazione eterologa, pratica vietata” nel nostro Paese.

I legali della donna, che fa la cassiera in un supermercato di Milano, hanno denunciato la vicenda, dichiarando che l’Inps “si è trincerato dietro questa risposta. In pratica alla signora, mamma di Eleonora, nata a Roma, spetterebbero 160 euro al mese e considerato che non prende il bonus da tre anni, le mancano un bel po’ di soldi”.

Gli avvocati Zailde Carletti e Luigi Ingrosso hanno aggiunto poi che faranno ricorso “contro questa decisione che consideriamo sbagliata. Speriamo si possa arrivare ad una sentenza storica, visto il caso abbastanza unico” della loro assistita.

Leggermente diverse, anche se inserite nello stesso contesto, le circostanze di cui era stata protagonista, nel 2016, un’altra mamma sessantacinquenne.

In quel caso si trattò – ricorda Leggo.it – di una pensionata residente a Torino. Che ebbe un figlio nato grazie alla fecondazione assistita.

Anche lei chiese all’Inps il bonus bebè ed anche a lei fu negato perché – le venne risposto dall’Istituto di Previdenza – lo stesso “non può essere erogato a chi è già titolare di assegni assistenziali e previdenziali”.

Le regole per ottenere il bonus bebè

L’assegno di natalità, meglio noto come bonus bebè, consiste in un contributo corrisposto dallo Stato attraverso l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale alle famiglie a basso reddito.

Adottato nel 2015 con Decreto del Presidente del Consiglio e disciplinato da un’apposita circolare Inps dello stesso anno (che ha precisato le modalità e le regole di presentazione della domanda), viene concesso sulla base del reddito Isee dei richiedenti per un determinato periodo.

Inizialmente il contributo (di entità variabile tra gli 80€ e i 160€) veniva corrisposto per un periodo di tre anni. Nel 2018 tale termine è stato ridotto ad un anno. Nel 2019 sono poi state apportate ulteriori significative variazioni.

La durata e l’importo per il primo figlio restano gli stessi. Per il secondo figlio è stato approvato un aumento del 20% (la cifra sarà compresa, a seconda del reddito Isee, tra i 96€ e i 192€).

La domanda per ottenere l’assegno di natalità deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita o dall’entrata in famiglia del minore, che deve essere avvenuta tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2019.

Possono richiederlo le neo-mamme, le mamme affidatarie o quelle adottanti, purché cittadine italiane, di uno Stato membro dell’Unione europea o extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno.

Quanto alle modalità di presentazione della domanda, da effettuarsi mediante apposito modulo al quale dovranno essere allegati i documenti che accertano il reddito Isee, può avvenire o on line sul sito dell’Inps, o telefonicamente (numero verde Inps: 803164) o attraverso intermediari autorizzati (Caf e Patronati).