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HomeScienza e AmbienteInversione poli magnetici, nuovo studio non rassicura: ecco i possibili rischi

Inversione poli magnetici, nuovo studio non rassicura: ecco i possibili rischi

Il fenomeno dell’inversione dei poli magnetici non è una novità ma recenti studi dimostrano che avviene più velocemente del previsto.

Non è la prima volta che questo fenomeno desta preoccupazioni. Recentemente il dottor Hugh Ross aveva lanciato l’allarme sui danni che avrebbe causato una possibile inversione.

Un altro studio condotto dallo scienziato Yves Gallet sostiene che l’inversione dei poli magnetici sarebbe più veloce del previsto.

I nuovi dati rilevati aiutano a comprendere meglio questo fenomeno, come funziona e gli eventuali rischi che ci sono per l’uomo.

Inversione dei poli magnetici: lo studio di Gillet

Per arrivare alle sue conclusioni, Yves Gillet ha studiato materiale raccolto in Siberia su una parete rocciosa risalente al Medio Cambriano (circa 500 milioni di anni fa).

Ha analizzato le tracce magnetiche di due minerali presenti nei campioni, la magnetite e l’ematite, il cui allineamento è rimasto intrappolato nelle rocce.

Nel 2000 raccolse i primi campioni, circa 119, da cui ricavò l’interessante dato che durante il Medio Cambriano ci furono 6/8 inversioni dei poli magnetici ogni milione di anni.

Quei risultati spinsero lo studioso a tornare sul fiume Khorbusuonka in Siberia nel 2016 a raccogliere 437 campioni di sedimenti.

La magnetostratigrafia di questi nuovi campioni ha portato alla conclusione che nell’arco di 3 milioni di anni sono avvenute 78 inversioni dei poli magnetici. Un tasso decisamente elevato secondo gli esperti.

Lo studio “Extreme geomagnetic reversal frequency during the Middle Cambrian as revealed by the magnetostratigraphy of the Khorbusuonka section (northeastern Siberia)” dello scienziato Yves Gillet è stato pubblicato su Earth and Planetary Science Letters.

Sembra esserci una certa ciclicità nei cambiamenti del campo magnetico, come ha spiegato all’Ansa Aldo Winkler, del laboratorio di Paleomagnetismo dell’Ingv: «Negli ultimi 20 milioni di anni le inversioni del campo magnetico terrestre sono avvenute al ritmo di qualche centinaio di migliaia di anni, l’ultima, circa 780.000 anni fa».

«Le inversioni – continua Winkler – avvengono durante periodi di bassa intensità del campo e dipendono dalle complicate dinamiche nel confine tra nucleo esterno e mantello».

Cosa rischiamo?

Non è confermata una prossima imminente inversione, anche se gli studiosi hanno notato spostamenti più rapidi che potrebbero far pensare a un possibile switch.

Se i poli s’invertissero, le particelle solari e i raggi cosmici bombarderebbero la Terra. Questo a causa dell’indebolimento del campo magnetico che non riuscirebbe più a funzionare bene come scudo.

Le conseguenze, anche catastrofiche, ci sarebbero soprattutto su satelliti, rete elettrica, comunicazioni radio e sistemi di navigazione GPS. – Foto YouTube