Secondo l’OMS è la Svezia il modello da seguire per affrontare l’emergenza per coronavirus. Sarà il caso di avvisare Giuseppi, dal momento che fino a ieri ci ha spiegato che il modello italiano era un esempio per il mondo.
Tutto e il contrario di tutto, sull’emergenza per coronavirus la scienza non smette di stupire, e non è la sola. Anche la politica sembra non avere le idee chiare.
In casa nostra poi, ci stiamo servendo di 450 uomini, divisi in diverse task force, per dare soluzioni, e anche loro sembrano capirci ben poco.
Insomma, l’impressione per molti è quella di vivere una quarantena allo sbando, costretti in casa tra decreti che vanno spiegati nei giorni successivi e pareri contrastanti dei medici.
E a proposito delle misure adottate dal nostro Paese, quante volte abbiamo sentito dal presidente Conte che siamo esempio per gli altri Paesi europei e del mondo? Che invia le sue ordinanze perché vogliono sapere e capire come stiamo risolvendo l’emergenza?
Tante. E allora qualcuno dovrebbe spiegarci com’è possibile che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), quando parla di Paesi dai quali prendere esempio, non cita l’Italia bensì la Svezia, dove non c’è nessun lockdown.
Mentre infatti noi abbiamo adottato tra le misure più restrittive al mondo, in Svezia le persone girano serenamente per strada e convivono con il virus. Mentre noi abbiamo distrutto l‘economia, in Svezia le attività sono rimaste tutte aperte.
OMS: “Svezia modello da seguire”
“Penso che ci sia la percezione che la Svezia non abbia messo in atto misure di controllo e abbia semplicemente permesso alla malattia di diffondersi. Nulla può essere più lontano dalla verità”.
Sono le parole pronunciate in conferenza stampa da Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie dell’OMS, riportare anche dal sole 24 ore.
“La Svezia ha messo in atto una politica pubblica molto forte in materia di distanziamento sociale. Ha fatto molto affidamento sul rapporto con la sua cittadinanza e sulla capacità e volontà dei suoi cittadini di implementare l’auto-distanziamento e l’autoregolamentazione”.
Continua: “In questo senso hanno implementato le politiche pubbliche attraverso la collaborazione con la popolazione. Hanno fatto i test, hanno aumentato la loro capacità delle terapie intensive in modo significativo. Il loro sistema sanitario è sempre rimasto entro la capacità di rispondere al numero di casi che hanno avuto”. Foto: YouTube/LaPresse