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HomeItaliaQuanti morti fa il terrorismo mediatico? Italiani suicidi per paura del contagio

Quanti morti fa il terrorismo mediatico? Italiani suicidi per paura del contagio

Paura del contagio o del risultato di un tampone. Uomini e donne che non reggono lo stress e non hanno la forza di reagire: sono le vittime suicide di cui nessuno parla.

Ci sono notizie che dovrebbero far riflettere e che, invece, sono ignorate dai media nazionali. Come quella di una donna di 52 anni che ha deciso di togliersi la vita perché ossessionata dal contagio da coronavirus.

È successo nella tarda mattina del 17 marzo, era mamma di due figli ed è stata l’ennesima vittima del Covid-19. Le restrizioni imposte in queste ultime settimane – si legge dal sito La città di Salerno – hanno pesato sul suo già delicato equilibrio psicologico ed emotivo.

Aveva comunicato più volte ai suoi familiari di non vivere bene quella situazione ma, nonostante avessero cercato di tranquillizzarla, l’ansia ha preso il sopravvento fino al gesto estremo.

Qualche giorni prima, il 15 marzo, un uomo di 65 anni, dopo essere stato ricoverato in clinica per una broncopolmonite, si è tolto la vita mentre aspettava i risultati del tampone per il coronavirus.

È morto lanciandosi dal terzo piano della clinica Maugeri di Montescano (Pavia). Inutili i soccorsi del 118 che ne hanno potuto solo constatare il decesso.

La stessa sorte è capitata a un’infermiera di 49 anni, lavorava in un reparto dell’ospedale di Jesolo ed era a contatto con i pazienti affetti da coronavirus.

Sospettava di aver contratto il virus e da due giorni era in isolamento a casa: si è suicidata buttandosi nel fiume Piave, a Cortellazzo (Venezia).

Paura del contagio, Pompili: “Aumento della rischiosità suicidaria”

Storie che difficilmente ascolterete al Tg ma che danno la giusta dimensione di quanto un certo “terrorismo psicologico” possa indurre molte persone più fragili al suicidio.

Il rischio che i casi possano aumentare sono legati non soltanto alla psicosi del contagio ma anche allo stress di chi non riesce a gestire le restrizioni varate dal governo.

“In passato misure di quarantena collettiva sono state descritte come associate a un aumento della rischiosità suicidaria” ha dichiarato Maurizio Pompili, medico psichiatra, professore ordinario di psichiatria, responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea.

Nell’intervista al medico Pompili, pubblicata sul sito Redattore sociale, tra le altre cose si legge: “la letteratura riporta che in frangenti come quello attuale vi può essere l’incremento di altri fenomeni, come gli abusi in famiglia, i disturbi psichici, i divorzi, le azioni legali”.

E infatti a Roma, nella notte tra il 21 e il 22 marzo, un ragazzo di appena 18 anni ha ucciso e decapitato la propria madre di 46. Forse sarebbe il caso che qualcuno iniziasse a ponderare le parole.

Giusto non abbassare la guardia ma attenzione, a causa di errori di comunicazione si rischia che persone sane decidano di risolvere la loro paura per il contagio con il suicidio. Ricordiamo che al momento “solo lo 0,8 per cento dei morti non ha già patologie”, dati dell’ISS.