Insultati e poi aggrediti: finisce male per tre bagnini di Jesolo, vittime di una banda di piccoli teppisti.
Quello delle baby gang è un fenomeno in crescita e che purtroppo riguarda tutta la nostra penisola. L’ultimo grave episodio a Jesolo, dove una trentina di ragazzini tra italiani e stranieri hanno prima insultato e poi aggredito tre bagnini.
La spedizione punitiva sarebbe partita dopo un diverbio in spiaggia. I bagnini avevano sollecitato più volte i ragazzi a spostarsi da sotto la torretta per ragioni di sicurezza.
Stavano semplicemente svolgendo il loro lavoro ma evidentemente questa richiesta deve aver urtato qualche ragazzino al punto tale da abbandonare la spiaggia e ritornarci qualche ora più tardi con tutta la baby gang.
Jesolo, la lettera aperta del sindaco
Un fatto gravissimo che ha suscitano le reazioni del sindaco Valerio Zoggia. Per il primo cittadino “Si tratta di un gesto che in qualità di sindaco condanno con forza e che non può essere tollerato in alcun modo”.
“La provocazione – scrive Zoggia in una lettera aperta su Facebook – e la violenza non fanno parte del DNA di Jesolo e dei suoi cittadini e nessuno deve sentirsi in diritto di macchiare la reputazione e l’immagine della nostra città”.
“Questi giovani – continua il sindaco – oltre a dover rispondere di quanto fatto porteranno il peso e le conseguenze del loro comportamento”.
Poi la riflessione sulla brutta direzione che sta prendendo la società di oggi. Zoggia, come sindaco e ancor più come padre, si dice “convinto che debba arrivare una risposta univoca da parte dell’intera società”.
Una risposta che deve arrivare “dalle famiglie, che sono chiamate per prime ad avere la responsabilità nell’educazione e nella formazione” che devono essere “affiancate e sostenute dalla scuola, dalle parrocchie e da tutti quei soggetti che a vario titolo entrano in contatto con i giovani”.
Per il primo cittadino “tutti, famiglie e istituzioni, devono lavorare per formare le generazioni future ai valori del rispetto per gli altri, al rispetto delle regole”.
E conclude: “Non possiamo pensare di mollare la presa, al contrario, dobbiamo dimostrare di essere all’altezza del compito al quale siamo chiamati, ciascuno per la propria parte”.