Roberto Giachetti interviene sul dibattito del Festival di Sanremo inerente alla partecipazione del rapper Junior Cally: “Nel campo delle arti meglio un testo sgradevole, volgare, brutto, pesante, che qualunque forma di censura”.
In questi giorni, e come avviene da sempre prima dell’inizio del Festival, spuntano polemiche di ogni tipo. Alcune irrilevanti e nate per dare risonanza all’evento, altre ben più importanti e sulle quali vale la pena argomentare.
Per questo settantesimo Sanremo, le polemiche si sono incentrare in modo particolare sul linguaggio. Da una parte le critiche al direttore artistico Amadeus, reo di aver usato frasi sessiste nei confronti di Francesca Sofia Novello.
Dall’altra le tante critiche ricevute dal rapper Junior Cally, per un brano del 2017 in cui descriveva un femminicidio.
Giachetti difende la partecipazione di Junior Cally al Festival di Sanremo
Su quest’ultima questione molti esponenti politici hanno voluto dire la propria e, nella quasi totalità degli interventi, hanno condannato il brano e chiesto la non partecipazione del rapper al Festival.
C’è però chi, come il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, non ci sta e parla di censura. “Scrivo una cosa che certamente farà arrabbiare qualcuno anche tra miei amici e compagni ma – non voletemene – io non sono capace di adeguarmi al politicamente conveniente rinunciando, così, a dire quello che penso”.
Inizia così un lungo post su Facebook nel quale Giachetti esprime il suo parere sulla possibile esclusione del rapper Cally. “Negli ultimi giorni è nata una polemica mediatica intorno alla partecipazione del rapper Junior Cally a Sanremo, per alcune frasi controverse e di impronta sessista contenute nei suoi testi”.
Il deputato premette di non conoscere il cantante e che non gli interessa ascoltare qualche brano per farsene un’idea: “Non mi interessa – nel 2020 – andare a fare le pulci a prodotti artistici, quali che siano, perché non è il mio ruolo e perché il valore di un pezzo possono giudicarlo i critici di professione”.
“Quello che per me è inconcepibile – continua Roberto Giachetti – è l’idea che nel 2020 si alzino gli scudi per difendere la purezza presunta di uno degli appuntamenti più nazional popolari che esistono come è Sanremo”.
E aggiunge: “Che si voglia sostanzialmente censurare qualcosa che, ipocritamente, viene considerato un attentato alla “immacolatezza” di un momento mediatico che, tra lo spettacolo e le canzoni, deve disegnare un’immagine di un paese delle meraviglie in cui si fatica a riconoscerci”.
“No a qualunque forma di censura”
Per Giachetti il punto di fondo è uno e uno solo: “Nel campo delle arti meglio un testo sgradevole, volgare, brutto, pesante, che qualunque forma di censura. Sempre”.
É questo per il deputato di Italia Viva il giusto modo di affrontare e risolvere la polemiche: lasciare che possa esibirsi e “dare la possibilità di ignorarlo, di apprezzarlo, di criticarlo, di “boicottarlo” non comprandolo o non ascoltandolo”.
“Se invece arriviamo al punto che qualcuno scelga per noi cosa si può e cosa no, se accettiamo che vi sia qualcuno ex cathedra a stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato é la fine del concetto di libertà artistica, di libertà di espressione”.
Secondo Giachetti una valutazione etica e morale potrebbe uccidere l’arte “che è libera per definizione. Se valesse questo principio ci saremmo persi Lucio Dalla, Vasco Rossi, Marco Masini, Eminem, Hendrix, gli Stones”.
Il deputato fa notare che “viviamo in un’epoca in cui si fa strame delle parole, dei linguaggi, degli approcci relazionali sulle piattaforme social. Viviamo in un’epoca in cui una certa politica veicola messaggi d’odio per fare il pieno di like”.
E conclude: “Non chiediamo di “dare l’esempio” a chi dovrebbe mentre ci sentiamo disturbati dalle parole degli artisti, ce la prendiamo con uno che peraltro ha creato un personaggio che pensa quello che pensa, scrive quello che scrive, dice quello che dice”. – Foto da YouTube