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A volte rimontano

A volte nel calcio può capitare di vedere situazioni disperate divenire inaspettatamente favole esaltanti da raccontare ai nipotini.

Del resto in ogni favola che si rispetti vi è un “lupus” che imperversa nei destini di eroi relegati in condizioni così disgraziatamente improbabili da non poter neanche lontanamente immaginare come uscire dal cunicolo catastrofico in cui il destino li ha scaraventati.

Ecco, gli ingredienti per Max Allegri & co. ci sono tutti. Il lupus ha un nome ed un cognome ben definiti: Diego Pablo Simeone da Buenos Aires. L’arma mortale è, neanche a dirlo, la garra argentina che scorre nelle vene dei suoi adepti.

Lo scenario apocalittico è rappresentato da quel pesantissimo meno due dal quale si riparte dopo la deludente prestazione del Wanda metropolitano di tre settimane fa.

Se l’uomo non avesse quella magnifica capacità di sognare anche laddove i sogni stessi si rifiuterebbero di uscire fuori dai cassetti minacciati dalla massiccia quantità di incubi che volteggiano sopra i cieli dello Juventus Stadium, allora non ce ne sarebbe per nessuno.

Ogni juventino domani sera farebbe bene ad ambire a mete più distensive, un calcetto tra amici, un cinema, una cenetta.

Effettivamente è molto dura cercare di capire come la Juve possa ribaltare un match che l’ha vista soccombere in ogni zona del campo.

L’immobilismo tattico sfoderato dai bianconeri a Madrid stretti nella morsa del centrocampo colchoneros, l’impotenza offensiva, la determinazione con cui sono stati dominati dagli avversari su ogni palla giocata hanno scoraggiato anche uno dei più coriacei combattenti come CR7, incredulo spettatore nelle ampie praterie del metropolitano lasciato in abbandono tipo la Fortezza Bastiani nel bel mezzo del deserto dei tartari.

E poi ci sono le favole.

A volte capita di vedere al Camp Nou di Barcellona nel 2017 Messi e la sua banda tirare fuori un tennistico quanto rocambolesco 6-1 con tre gol segnati negli ultimi 5 minuti a fronte di un perentorio 4-0 subito al parco dei principi due settimane prima.

A volte capita che a Istanbul una squadra inglese rientra negli spogliatoi abbattuta da tre sberle che non ammettono repliche per mano di un diavolo versione spettacolo. Poi però può capitare di vedere un paio d’ore più tardi la coppa dalle grandi orecchie crogiolarsi nelle mani del capitano Steven Gerrard.

Chiedete a Sir Alex Ferguson di quella sera del ’99 a Barcellona quando l’ambito trofeo, a tempo ormai quasi scaduto, faceva gli occhi dolci a un Lohtar Matthaus che pregustava il trionfo ormai imminente. Chiedete ad entrambi cosa successe esattamente 120 secondi più tardi.

Ecco, probabilmente il popolo juventino domani sera dovrà incontrarsi e stringersi tutto quanto insieme all’interno di quello spazio libero dove originano i sogni, lasciare alle spalle tutto ciò che la normale razionalità renderebbe tremendamente gravoso il compito di spingere col proprio entusiasmo la compagine bianconera.

Le voci sui possibili successori di mister Allegri, i veleni con la frangia di tifosi che vede nel gioco bianconero un enorme potenziale inespresso, i mugugni, le insoddisfazioni, i mal di pancia domani dovranno necessariamente trovare novanta minuti di pausa perché la maggior parte delle volte non succede mai, però a volte si… a volte rimontano.

https://www.youtube.com/watch?v=RR3KnhIJ8V4