Solo sabato scorso è uscito nel Regno Unito un documentario sulla morte della popstar più amata al mondo e abbiamo scoperto che probabilmente Jackson aveva una cotta per Lady D.
Lui la popstar più amata del mondo, lei la principessa più amata della storia: entrambi hanno fatto una fine atroce e sono diventati delle leggende.
La “principessa triste” morì all’età di 36 anni in quell’incidente di Parigi che ancora oggi tutto il mondo ricorda.
Michael nutriva una vera e propria ammirazione per Lady D: in un’intervista al Daily Mirror raccontò il suo stato d’animo dopo la scomparsa della principessa del Galles.
Lady D nel capitolo “cotte e infatuazioni giovanili”
Shmuley Boteach ha intervistato Michael Jackson e questa intervista è trascritta nel libro The Michael Jackson Tapes: A Tragic Icon Reveals His Soul in Intimate Conversation.
In questo libro uscito in Italia con il titolo “Il libro che Michael Jackson avrebbe voluto farti leggere” troviamo un capitolo dal titolo “cotte e infatuazioni”.
Vi si legge: “Lady D aveva davvero classe e si preoccupava sinceramente della gente, dei bambini e della situazione mondiale. Non lo faceva per mettersi in mostra. Mi piaceva che facesse fare la fila ai suoi bambini insieme agli altri, che dovessero attendere il loro turno per salire sulla giostra a Disneyland!”
Michael non avrebbe mai smentito le voci sulla sua infatuazione su Lady D e infatti disse al rabbino Boatech: “Molto femminile. Era certamente il mio tipo. Sono poche le ragazze che mi piacciono. Sono davvero poche quelle che rispecchiano il mio modello. Ci vuole una persona davvero speciale per rendermi felice e lei lo era senza dubbio. (…) Ci vuole molto per trovare una persona speculare a te, come un’immagine riflessa. La gente dice che gli opposti si attraggono e crede anche che sia vero!”
L’intervista di Michael al Daily Mirror
Come abbiamo detto in precedenza Michael Jackson rilasciò un’intervista al Daily Mirror subito dopo la morte di Lady D.
Queste le sue parole: “Quando mi hanno detto della morte di Diana sono svenuto. Letteralmente. Il mio dottore ha dovuto darmi i sali. Avevo un concerto la sera stessa. L’ho annullato perché non ce l’avrei fatta. Ho pianto per settimane, è stato come la morte di Kennedy. (…)
Era una persona meravigliosa, con un cuore grandissimo: girava il mondo per fare del bene, amava i bambini. Come me. Ci confidavamo spesso: Diana mi telefonava e parlavamo di quanto le accadeva, specialmente quando la stampa la metteva sotto pressione – come ha sempre fatto con me. Aveva bisogno di parlare con qualcuno che capiva esattamente quello che provava.
Il senso di intrappolamento, l’isolamento dai vicini di casa – la paura che chiamino un giornalista per vendergli quello che sanno di te. Io le dicevo: “Sfidali. Mettiti al di sopra di queste cose. Se sei forte e determinata, nessuno, tranne te, può farti del male”.
Le raccontavo di come mi capita di salire sul palco distrutto dal dolore, emotivo o fisico, magari per un mal di denti, e come ho imparato a non farci caso, a toglierlo dalla mia mente”.
Queste parole associate a quello che si legge nel libro ci lasciano oggi, a distanza di anni, l’idea che questi due personaggi della storia, quasi dei miti, abbiano davvero provato dei sentimenti l’uno per l’altra.