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Lorenzo Rossi, il figlio di Vasco, su Sanremo: «La musica italiana è finita»

“La musica italiana attualmente è finita, morta, seppellita”, sono le parole di Lorenzo Rossi, figlio del cantautore Vasco Rossi.

Il tema è quello di Sanremo e per Lorenzo, che critica la presenza di Junior Cally al Festival, “la musica è sacra, di certo non dobbiamo parlare solo di chiesa e amore, però siamo arrivati oltre il limite della decenza. E se non salvaguardiamo ciò che la musica di bello ha fatto, dove andremo a finire?”.

Poi aggiunge: “In America dicono che le sparatorie dei ragazzi nei college sono frutto dei giochi per console dove si spara a un omino virtuale che rinasce spingendo la X del joypad… e se il prossimo caso di femminicidio fosse dovuto a ciò che i ragazzi ascoltano nelle canzoni di artisti che vengono mandati in eurovisione?”.

Il post Facebook di Lorenzo è stato commentato da tante persone e, anche se la maggioranza gli dà ragione, c’è anche chi non è d’accordo con lui. L’abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda.

Intervista a Lorenzo Rossi

Ciao Lorenzo, innanzitutto dicci come stai e come prosegue la tua vita tra lavoro e famiglia. “Ciao Pietro, la mia vita non potrebbe andare meglio! Con mia moglie e mia figlia ho tutto quello che sognavo e anche in campo lavorativo va molto bene! What else?”.

Hai da poco pubblicato su Facebook il video di Red Ronnie sulle critiche riguardo la partecipazione al Festival di Junior Cally. Pensi davvero, come hai scritto, che la musica italiana sia morta?

“Ci tengo a precisare che ogni anno l’appuntamento col Festival di Sanremo è attesissimo in famiglia (la mia intendo, quella composta da me, Carlotta e da quasi 3 anni anche Lavinia). Ogni anno Carlotta organizza un gruppo d’ascolto con amici e anche stasera lo faremo. Io sono pro Sanremo. Tanto che nel 2016 Gaetano Curreri mi volle con sé all’Ariston per la prima di “Un giorno mi dirai”, che quell’anno vinse. Sono molto legato a questo festival.

Detto questo, sappiamo quanto Red sia sempre stato diretto e senza peli sulla lingua, oltre che una persona estremamente informata e che sa quello che dice per questo ho voluto condividere il suo video/sfogo. Come ho scritto sul mio profilo Facebook, penso che la musica italiana sia morta… o comunque in fin di vita. Ma il mio discorso ha radici lontane, non so se hai spazio per scrivere tutto.

“La musica che ho amato”

“Junior Cally ha scritto testi deplorevoli, con video altrettanto sconcertanti e lo dico da giovane papà di 33 anni: se mia figlia ascoltasse questa musica non sarei contento, non lo sarei neanche se dovesse farlo un mio eventuale figlio maschio. La musica certo, spesso provoca, lo sappiamo bene… ma c’è un limite a tutto. I bambini di oggi hanno a disposizione la musica tramite YouTube, dai 6/7 anni in poi, possono ascoltare le frasi di questo “cantante” che non ti scrivo solo per buongusto. Certo la famiglia può anzi DEVE controllare l’utilizzo dei tablet dei figli, ma se i bambini ascoltano queste cose da amici e fanno gruppo?

È vero che dietro la crescita di un ragazzo c’è sempre la famiglia, che fa sempre il massimo per insegnare i valori e sani principi ai propri figli. Ma se ci troviamo a che fare con ragazzi deboli, magari soli, che utilizzano la musica come credo di vita? Davvero sul palcoscenico musicale più importante d’Italia non c’è spazio per altri cantanti, che non inneggiano al femminicidio? Comodo poi, davanti alle telecamere dire “si ma io ho scritto quei testi per fare il bullo”.

Sono cresciuto col mito di Vasco, a cui lanciavano pomodori alla festa dell’unità, al racconto di Biagio Antonacci che dopo la prima esibizione a Sanremo tornò a lavorare come architetto, a un ragazzo con i capelli biondi di nome Cesare Cremonini che dai colli bolognesi è arrivato a festeggiare vent’anni di carriera. Questa è la musica che ho amato.

Il pericolo You Tube

Hai giustamente menzionato quanto accade negli Stati Uniti, dove molti atti di violenza sono innescati da alcuni videogiochi. Tu lavori nel campo della musica da anni, credi che questi video su YT possano realmente influenzare gli adolescenti?

“Ho paragonato questa musica, certe frasi e certi video su YouTube a quanto accade in America dopo le insensate sparatorie proprio per provocare. In America hanno bandito la vendita di determinati videogiochi sparatutto nei grandi magazzini ma nello stesso market, a pochi reparti dai videogame, vendono armi. Già è un concetto che fa ridere in partenza. Però sì, credo che l’uomo sia influenzabile. Non possiamo sapere fino a che punto ma con tutto quello che leggiamo sui giornali negli ultimi anni non mi meraviglierei.

Ho dato una sbirciatina ai commenti sotto al post, una netta maggioranza ti dà ragione ma c’è qualcuno che non è molto d’accordo anzi, proprio per niente. Simona ad esempio, dice che il problema non sta nei testi delle canzoni, ma nella testa delle persone, dai valori, dai principi e dall’educazione che ricevono.

“Il gioco della ragione è un’arma a doppio taglio. Molti mi stimano per il percorso di vita che ho fatto e questo mi inorgoglisce. Però sono felice di trovare anche chi, tra i fan di mio padre, non è d’accordo con me. Ma solo quando sanno argomentare, come Simona, che mi segue da anni a Punto Radio. E ha ragione quando dice che sono i genitori a dare l’educazione ai figli, non la musica. Però è anche vero che spesso i giovani si confrontano nel gruppo di amici e da quello prendono strade magari diverse da quelle volute dai genitori… e così si perdono. Non sempre è così, per carità, ma qualche caso purtroppo c’è.

Il paragone con Vasco

Per Lucilla non bastano 10 righe di una canzone per fare di un ragazzo un delinquente, poi aggiunge: “A mia madre nemmeno piaceva Vasco ma non per questo mi ha vietato di ascoltarlo o di andare ai concerti”, pensi che questo paragone abbia senso?

“Penso che paragonare i testi di Vasco di 30 anni fa a quelli di Junior Cally o un altro da me citato nel mio post di nome Skioffi proprio non abbia senso. E nel rispetto di tutti i citati non ci sia neanche bisogno di andare oltre”.

A proposito di Vasco, non dev’essere tanto facile dire la propria ed essere giudicato in quanto figlio di, personalmente lo trovo stupido e superficiale ma era inevitabile che la tua critica avesse un risvolto anche su questo tema. Cosa credi che pensi tuo padre sulla vicenda? Hai avuto modo di parlarci?

“Sono anni che cerco di costruirmi, tra chi mi conosce e i fan di papà (pubblico straordinario che mi riempie di affetto da tanti anni) una mia personalità. Sono stato bacchettato qualche volta pure da papà stesso per certe mie uscite, ma fa parte del gioco. Il suo pubblico lo tira in ballo perché per loro non è un semplice cantante, ma un amico, un fratello, un genitore. Non so cosa ne pensi e non l’ho sentito”.

Il direttore artistico del Festival

Ho letto nella bacheca di tuo padre che nel 2019 gli era stata proposta la direzione del Festival… mi viene da sorridere pensando alla faccia di Vasco quando l’avrà saputo, vabbè. Magari un giorno potresti essere tu direttore artistico di Sanremo, ti ci vedi? Ti piacerebbe?

“Ho scoperto questa cosa ieri sera dal suo profilo Instagram e devo dire che mi ha fatto sorridere, in senso positivo. Io l’avrei visto bene come direttore artistico di Sanremo… sicuramente qualcosa di nuovo dal classico standard di presentatore. Io direttore artistico di Sanremo? Questa cosa mi fa ridere, molto, ma lo farei più che volentieri. Un po’ di competenza musicale ce l’ho!”.

Cosa consiglieresti ad Amadeus? “Non conosco Amadeus personalmente, mi è sempre piaciuto come presentatore. Sembra una persona sincera e spontanea. Non posso consigliare niente a lui. Posso però dire che certe scelte di questo festival le trovo più legate alle visualizzazioni YouTube e ascolti social piuttosto che lasciare spazio a qualcuno di nuovo voglioso di cantare e non di fare marketing. Quanto è labile il confine tra “voglia di fare musica” e “marketing”? Io spingerei più su sulla possibilità di mostrare un cantautore giovane “senza visualizzazioni” piuttosto che puntare su chi preferisce fare la gara ai like/visualizzazioni.

“W Sanremo”

Voglio credere che nella sua stanza ci sia un cantautore che sogna di far sentire la propria musica, gridare le proprie idee senza voler per forza fare visualizzazioni, ma solo emozionare e arrivare al cuore della gente. E spero un giorno di poter fare qualcosa per loro, perché magari non hanno la possibilità di prodursi o pubblicizzarsi. E magari chissà, poterli portare anche a Sanremo tra qualche anno”.

Alla fine guarderai il Festival? “Certamente! come detto all’inizio dell’intervista io sono a favore del Festival di Sanremo, stasera saremo in otto a casa nostra a guardarlo, commentare, criticare, cantare. W SANREMO!”.

Lorenzo grazie per la tua disponibilità, ci risentiremo presto per fare un’altra chiacchierata. A proposito, come va con il tuo libro? Un abbraccio e a presto.

“Grazie a te, aspetto la prossima intervista con entusiasmo. Il libro? Lentamente in costruzione, ma è un sogno che voglio realizzare. Un abbraccio!”.