Ipnosi di massa per mascherare uno stato totalitario: la professoressa Lucia Giovannini ha provato a dare una spiegazione alla follia collettiva di questi ultimi due anni.
“Ho pensato tanto se pubblicare questo video ma, visto che nella nostra scuola di coaching neurosemantico Luce da oltre 20 anni insegniamo anche la materia dell’ipnosi – quella ericksoniana, quella per il bene delle persone – non posso fare a meno di condividere come comprendere meglio quello che sta succedendo proprio davanti ai nostri occhi”.
A pronunciare queste parole è Lucia Giovannini, da trent’anni riferimento internazionale nella psicologia del cambiamento e nella meditazione.
La Giovannini è fondatrice del metodo Tutta un’altra vita, co-fondatrice di BlessYou International, co-direttrice della scuola di PNL e Coaching LUCE, Libera Università di Crescita Evolutiva, e dell’Istituto Italiano di Neuro-Semantica. È autrice di oltre 14 libri tra cui i best seller: “Tutta un’altra vita”, “Mi merito il meglio”, “Libera la tua vita”, “Il Crudo è servito”, “Il Permesso di essere felice”.
Lucia Giovannini spiega l’ipnosi di massa
Nel video che ha pubblicato pochi giorni fa, ha provato a immaginare una possibile conversazione tra vent’anni. I protagonisti di questa conversazione sono un ragazzino e il suo professore.
“Come avete fatto in poco tempo a finire in una dittatura? A perdere la vostra libertà?” chiede il ragazzo al professore.
“Semplice – risponde il professore – quello che ha funzionato è stato creare il totalitarismo. Non una dittatura direttamente”.
Continuando il dialogo la Giovannini spiega la differenza tra totalitarismo e dittatura. “In una dittatura la gente obbedisce per paura del dittatore al vertice ma una azione così evidente e diretta non avrebbe mai avuto successo. Il totalitarismo, invece, si crea facilmente grazie all’ipnosi di massa”.
Per ovvie ragioni non vi riportiamo tutto il dialogo ma se volete scoprire come va a finire, allora guardate il video qui sotto. In pochi giorni ha fatto oltre 14mila condivisioni, forse ne vale la pena. Foto: Facebook