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HomeIstruzioneMaestra: «Me ne vado, non voglio essere complice di questo delirio»

Maestra: «Me ne vado, non voglio essere complice di questo delirio»

Rossella Ortolani, maestra di scuola primaria, ha scritto una lettera nella quale espone i problemi che riguardano le regole anticontagio per i bambini.

Ha parlato della stanza Covid, dove i bambini vengono portati se presentano stati lievemente febbrili, precisando che, se non trovano nessuno dei familiari al telefono, qualcuno potrebbe chiamare direttamente il 118.

“Abbiamo capito che dopo scattano tanti di quei controlli a tappeto che se ci va bene, forse, chiudono solo la classe del bimbo trovato positivo al Virus dei virus, altrimenti chiudono tutta la scuola, nel caso ce ne siano diversi”.

Nella sua scuola “i bambini entreranno ed usciranno, in tempi diversi, da tre entrate anche lontane fra loro, in modo che chi ha più figli corra da una parte all’altra a portarli e a riprenderli”.

Una situazione surreale

Saranno distanziati e indosseranno la mascherina, proprio come i loro genitori quando andranno a prenderli all’uscita di scuola.

“Così – commenta Rossella Ortolani – le maestre dei bambini delle classi prime non riconosceranno mai i parenti dei loro alunni e contravverranno, in modo involontario, a tutte le norme per la sicurezza legate alla riconsegna dei bambini alle famiglie”.

E in classe cosa faranno? “Non possono toccarsi, scambiarsi il pennarello, accumulare i libri uno sopra l’altro, alzarsi per giocare con i loro amichetti, fare gruppi di lavoro, aiutarsi a vicenda, abbracciare la maestra”.

Una situazione surreale dove “tutto al millimetro è pianificato per tenerli fermi al banco buoni buoni, perché appena si alzano e si avvicinano a qualcuno… scatta l’urlo della maestra”.

Maestra che, secondo la Ortolani, grazie a uno “specifico corso di aggiornamento” le è stato inculcato “che deve fare rispettare tutte le regole, pena la responsabilità di un contagio”.

I problemi non riguardano soltanto l’interno degli istituti ma anche le zone esterne, come i cortili.

“Alcune insegnanti – scrive la maestra – dimenticatesi della didattica (che non interessa più a nessuno), si sono chieste: “Ma se la palla casca per terra mentre giocano a palla avvelenata e la prende un altro bambino che si fa: si deve disinfettare?”

La maestra: “Insegno ai miei alunni a non avere paura”

La lettera continua con un sentimento di quasi rassegnazione: “Sono riusciti a spengere tutti i neuroni degli italiani, a staccare tutte le sinapsi, a creare il buio nei circuiti elettrici dei nostri cervelli. Hanno vinto!”

L’unica speranza, ci pare di capire, è una disobbedienza naturale. Che almeno i bambini “gridino, urlino, cantino, saltino sui banchi, si abbraccino, si sbaciucchino, giochino ad acchiappino, ai lego, ai puzzle, si scambino la merenda, e giochino a calcio… senza accorgersene… vivano…”

Poi l’appello ai genitori: “Se avete cuore di mandarli a scuola in queste condizioni almeno insegnate loro quello che avreste dovuto fare voi: insegnategli a disubbidire… per tornare ad essere liberamente vivi”.

Rosella Ortolani scrive d voler lasciare tutto e andare in aspettativa. “Me ne vado. Non perché ho paura del Virus dei virus, non perché ho paura delle conseguenze di un errore di distanziamento, non perché ho paura dei bambini, no”.

È l’unico modo che ha per opporsi. “Non voglio essere complice di questo delirio, io insegno per tutti e cinque gli anni di scuola dei miei alunni a non avere paura”. Foto: YouTube