Nel salotto di Leonardo Leone il magistrato Angelo Giorgianni ha parlato delle anomalie sull’indagine di sieroprevalenza organizzata da Ministero della Salute e Istat.
Sul sito del Ministero della Salute è stata annunciata un’indagine di sieroprevalenza sull’infezione da SARS-CoV-2, svolta in collaborazione con l’Istat, che coinvolgerà 150.000 persone.
Ma a quanto pare, nonostante sia partita il 25 maggio, ci sono già le prime anomalie: hanno sbagliato ad acquistare i kit che oltretutto stanno anche per scadere.
Ne ha parlato con Leonardo Leone il magistrato Angelo Giorgianni, uno dei tre presidenti dell’Organismo Indipendente di Valutazione che valuta i dirigenti del Ministero della Giustizia, ex senatore della Repubblica ed ex sottosegretario agli Interni.
«La realtà rischia di superare la più fervida fantasia, la confusione regna sovrana. In Sicilia hanno avviato i test e tra le categorie privilegiate ci sono i magistrati e le forze dell’ordine», ha iniziato così il suo intervento.
«Appena mi è stato proposto di fare il test mi sono informato e ho guardato la documentazione. L’effetto, al di là delle anomalie, è l’incredulità».
Giorgianni ha continuato: «In questi giorni abbiamo sempre detto che la sorveglianza epidemiologica che abbiamo fatto era solo quella dei sintomatici. Quindi nella fase 2 viene enunciata la grande svolta: facciamo il censimento degli asintomatici».
Questo dato servirebbe a capire meglio le reali percentuali dei deceduti. «In Cina per esempio si parla dell’85% degli asintomatici. Noi oggi parliamo di 30.000 morti senza fare la tara di quelli che avevamo l’anno precedente e quelli deceduti per patologie diverse».
Magistrato Giorgianni: «Sembrava un progetto rivoluzionario»
«Dicono di voler capire come si è distribuito il virus sul nostro territorio. Lo facciamo con un’indagine che dovrebbe essere utile non solamente a fare la mappatura dei contagiati, ma anche alla mappatura delle persone che hanno sviluppato gli anticorpi».
Giorgianni ha continuato: «Avendo l’immunità possiamo utilizzare queste persone nelle attività primarie senza nessun pericolo. E soprattutto, sapendo di avere una terapia efficace, il plasma, possiamo trovare i donatori».
Il magistrato era inizialmente entusiasta ma poi qualcosa è cambiato: «Le Istituzioni stavano organizzando questo grande progetto rivoluzionario. Quindi tutto contento guardo il bando. Si presenta però il primo problema: un professore chiede perché siano stati scelti test non completi, che non permettono di raggiungere gli obiettivi prefissati».
Nel bando è indicato, come elemento qualificante, l’utilizzo di un test in grado di rilevare anticorpi neutralizzanti per rendere possibile questa mappatura.
Come ha spiegato il dottor Bacco, anche lui ospite della diretta: «La differenza tra i kit è tra quelli che individuano solo l’anticorpo semplice, senza rilevare specificità particolari, e quelli richiesti originariamente nel bando che individuano gli anticorpi neutralizzanti».
Questi ultimi sono anticorpi in grado non solo di riconoscere ma anche di bloccare il virus. Quindi Giorgianni ha domandato: «Com’è possibile che noi abbiamo fatto un test che non è completo?»
«Aggiungo che questo programma dovrebbe durare 6 mesi e si dovrebbero fare 150.000 test. Per farlo hanno fornito il kit della Abbott che non solo non dà i risultati richiesti ma quei kit non possono essere processati in tutti i laboratori. In Sicilia su 200 solo 20 possono farlo».
Kit sierologici in scadenza
Non è finita qui. Infatti la professoressa Francesca Di Gaudio, responsabile del Centro Regionale Qualità Laboratori, ha messo in guardia anche per quel che riguarda la data di scadenza di questi kit: il 15 luglio.
A rispondere è la dottoressa Gatti, in collegamento, che ha affermato: «Quello che posso dire è che quando i prodotti sono vicini alla scadenza la loro efficacia diminuisce e quindi possono avere anche dei falsi positivi».
Dello stesso parere è il dottor Bacco, che ha dichiarato a TPI: «Il problema è sui reagenti. Se fossero aperti solo al momento dell’effettuazione del test non avremmo problemi. Ma in realtà vengono usati su dosi per più test sierologici. Ciò determina che avvicinandosi alla data di scadenza il reagente aperto può presentare una probabilità di errore che supera quello base. In pratica, man mano che ci si avvicina alla scadenza aumenta l’indice di errore».
Il magistrato Giorgianni ha concluso: «Vorrei richiedere a gran voce un’indagine della magistratura su quello che è successo. Abbiamo acquisito 150.000 kit a livello nazionale con quelle scadenze che potrebbero non permettere di completare l’indagine. Quindi il rischio è di aver buttato via delle risorse economiche». Foto: YouTube
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