Il dominio e il sito oltre.tv sono in vendita. Per informazioni scrivere a [email protected].
——————————
The Oltre.tv domain and website are for sale. For information write to [email protected].

HomePoliticaMarco Cerreto: il segretario della destra unita che potrebbe arrivare al 40%

Marco Cerreto: il segretario della destra unita che potrebbe arrivare al 40%

Marco Cerreto nuovo segretario del Movimento Nazionale per la Sovranità: “Numeri alla mano un accordo Salvini Meloni consentirebbe a quest’alleanza di poter avere il 40% e governare il paese”.

Siamo convinti che assieme a FdI sarà una grande strada, che ci riporti a un orizzonte in cui si possa dare all’Italia una nuova speranza“.

Queste le parole di Roberto Menia, presidente del Movimento Nazionale per la Sovranità durante l’annuncio alla Camera di un patto federativo tra il movimento e Fratelli d’Italia: era il 5 giugno scorso.

Dopo poco più di un mese l’assemblea del MNS ha votato per la nomina del nuovo segretario, l’Avv. Marco Cerreto, che andrà a sostituire l’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Cerreto, oltre a essere un esponente storico della destra sociale, è attualmente funzionario presso la segreteria tecnica della direzione generale delle politiche internazionali e dell’Unione Europea, del ministero delle politiche agricole forestali e del turismo.

L’intervista a Marco Cerreto

Lo abbiamo raggiunto per qualche domanda. Innanzitutto auguri per il nuovo incarico. Dunque la destra torna a essere unita?

Grazie per gli auguri ne ho davvero bisogno. Sostituire un riferimento storico, protagonista assoluto della destra italiana come Alemanno è impresa titanica e spero che il destino mi trovi degno; è chiaro che posso fare un buon lavoro solo con l’aiuto e l’appoggio di tutta la comunità politica del Movimento Nazionale che ringrazio per avermi indicato quale nuovo segretario nazionale.

La destra si è dispersa da quel maledetto 22 Marzo 2009 in cui si decise di sciogliere AN: da allora cominciò una lunga diaspora che speriamo possa terminare con questo patto federativo lanciato da Giorgia Meloni al fine di riunire tutta la destra diffusa in un unico soggetto politico conservatore e sovranista. Noi del MNS abbiamo accolto con favore quest’appello e ci siamo ritrovati nella conferenza stampa del 5 Giugno.

Il partito di Giorgia Meloni è in crescita: quanto crede possa essere determinante una destra compatta per le prossime elezioni?

Penso che oggi una destra che sia in grado di riproporre un’offerta politica capace di rappresentare il secondo pilastro del sovranismo in chiave nazionale possa tranquillamente aspirare a quel 12% che fu lo zoccolo di AN.

Da Fiuggi in poi la destra ha visto nascere tante piccole realtà e c’è chi pensa che Fratelli d’Italia non rappresenti la “casa comune” in cui ritrovarsi: perché voi invece pensate sia questa la strada giusta da percorrere?

FdI ha avuto il grande merito storico di aver intuito che non si doveva abbandonare un luogo politico come quello della destra, ci ha creduto e va dato atto a Giorgia Meloni di essere stata pioniera in questa intuizione.

FdI unica alternativa

Tuttavia, soprattutto nella prima fase, l’atteggiamento che si registrava sul territorio era spesso non troppo inclusivo e molte realtà faticarono ad avere un dialogo costruttivo con loro.

Oggi Giorgia e la sua classe dirigente hanno fatto un salto di livello notevole, dimostrazione è l’appello da Lei stessa lanciato per la costituzione di un nuovo soggetto politico aperto e inclusivo; prova ne è la composizione delle liste aperte alle elezioni europee del 26 Maggio che le hanno consentito di andare ben oltre il 4% di sbarramento e fare il decisivo e definitivo salto di qualità.

Cosa risponde a chi sceglie di non voler aderire all’appello della Meloni? Mi sento di dire che sbaglia, nel panorama attuale la Lega, col vento in poppa nei sondaggi, non si cura di formare soprattutto al Sud una classe dirigente strutturata, ed è sempre più un partito “catch all” prendi tutto, Forza Italia, deve scegliere ancora definitivamente se rispolverare un Nazareno (vedi elezione di Sassoli a presidente dell’europarlamento) o essere convintamente soggetto che sta in un centro destra a trazione sovranista, FdI è l’unica forza politica che mi pare aver compreso fino in fondo l’esigenza di un contributo politico e ideale al sovranismo, quindi alternative non ve ne sono.

Se venisse confermato il 38% delle Lega e considerando una crescita oltre il 10% dopo il patto federalista, potreste anche pensare di formare un Governo: è il vostro obiettivo?

Oggi numeri alla mano un accordo Salvini Meloni consentirebbe a quest’alleanza di poter avere il 40% e governare il paese liberandolo dalle contraddizioni sempre più emergenti tra due forze antinomiche. Certo che è il nostro obiettivo.

La vera destra

Un’ultima domanda: nonostante le radici della Lega siano ben lontane dal vostro mondo, il partito del carroccio viene considerato di destra: quali sono, se ci sono, le differenza tra voi e la Lega?

Non penso che la Lega sia politologicamente un partito di destra, la Lega interpreta un orientamento politico ed economico che è il Sovranismo, che si badi non è un ideologia, la destra è un ideologia, e coniuga oggi nel suo attualismo valori come quello dello Stato Nazione con il sovranismo; noi diciamo, intanto, non può esserci sovranismo senza il presidenzialismo, che per noi è la base di un’autentica rivoluzione in tal senso .

Il sovranismo assorbe oggi la spinta populista, ma sappiamo molto bene che il populismo può essere declinato in varie forme, anche in quelle talvolta utopiche dei 5 stelle, ecco perché c’è bisogno di affiancare al sovranismo il bagaglio della destra politica italiana, depositaria dei valori dello stato, del concetto dell’Italia indivisibile, del concetto di comunità nazionale, del neo idealismo identitario, dell’umanesimo del lavoro, dell’economia sociale di mercato, della presenza dello stato in economia.

Senza questi valori, di cui la destra è da sempre portatrice e testimone, il sovranismo rischia di diventare un avventura, e di banalizzare se stesso, lo abbiamo visto con le vicende della capitana Carola, o ancora con la marginalizzazione dell’Italia nelle attuali dinamiche della formazione la nuova commissione europea.