Marianna Sandonà, la donna vicentina di 43 anni recentemente rimasta vittima di un femminicidio, è stata uccisa dal suo ex.
La conferma arriva dal collega e amico della donna, presente all’omicidio, che nelle scorse ore è uscito dal coma farmacologico indottogli dai medici.
Paolo Zorzi, appena svaniti gli effetti dei farmaci, si è svegliato urlando. Forse pensava di trovarsi ancora in presenza di Marianna e del suo assassino, che si accaniva come una furia su di lei.
Forse credeva di poter fare ancora qualcosa per salvare la sua amica dalle coltellate inflittegli dall’ex fidanzato, Luigi Segnini (camionista trentottenne di Vicenza).
Per la vita di Marianna purtroppo non c’è più nulla da fare. Ma Paolo può ancora aiutarla contribuendo a chiarire l’accaduto e facendo condannare l’assassino anche grazie alla sua testimonianza.
Zorzi ha già cominciato a parlare con gli inquirenti e a ricostruire le fasi del delitto, consumatosi l’8 giugno scorso a Montegaldella (nel vicentino), nel cortile sul retro del condominio in cui abitava Marianna.
La sera della tragedia Zorzi aveva accompagnato Marianna ad incontrare l’ex fidanzato di lei. I rapporti tra i due erano molto difficili, al punto che la donna, non sentendosi tranquilla, aveva chiesto all’amico di essere presente. Per fare da testimone e forse anche per proteggerla.
L’omicidio di Marianna Sandonà: la ricostruzione dei fatti
“È sceso dall’auto con il coltello, gridando come un pazzo” ha detto Zorzi agli inquirenti. E ha aggiunto che ricordava benissimo un foglio con una lista di oggetti da restituire all’ex che Marianna aveva con sé. Anche perché Segnini “l’ha trafitto con il coltello prima di scagliarsi contro la donna e il suo amico” sottolinea il Corriere della Sera.
Il camionista ha prima massacrato Marianna con 19 coltellate e poi se l’è presa con Zorzi (colpito da due fendenti, di cui uno al polmone), salvo infine tentare senza successo di tagliarsi la gola. L’intervento chirurgico al quale era stato sottoposto gli aveva però salvato la vita.
Dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Padova, Segnini è stato tradotto in carcere. L’accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario di Marianna Sandonà (forse con l’aggravante della premeditazione) e tentato omicidio del collega di lei Paolo Zorzi.
Il cerchio probatorio attorno a Segnini si sta stringendo. Oltre alla testimonianza di Zorzi – ricorda Fanpage – gli investigatori stanno anche controllando attentamente il suo telefonino e quello di Marianna. Che potrebbe aver registrato i suoi ultimi minuti di vita: “un altro amico – precisa il Corriere della Sera – le aveva consigliato di accendere il microfono dello smartphone in presenza dell’ex fidanzato.
Un’eventuale traccia audio – conclude il quotidiano di Via Solferino – tornerebbe utile ai carabinieri per ricostruire ancora più nel dettaglio l’accaduto. Assieme alle decine di foto scattate da alcuni testimoni (che però si concentrano solo sulle fasi finali dell’agguato) e alla testimonianza fondamentale di Zorzi“.