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Mascherine e plexiglass a scuola, ora i medici ci mettono la faccia: «Inutili»

L’appello del team di medici contrari all’uso di mascherine e plexiglass compare sul profilo del cardiologo Claudio Marabotti.

Preoccupato dal dibattito sulla modalità di riapertura delle scuole, il medico ha proposto, insieme ad alcuni colleghi, un documenti di riflessione.

“Siamo un gruppo di medici di varie specialità, ma prima di tutto siamo genitori di figli in età scolare”, precisano nel post pubblicato sabato 6 giugno.

E così hanno deciso di lanciare un appello su Facebook, prima che vengano prese decisioni che potrebbero essere dannose per i più piccoli.

“Vogliamo aiutare a migliorare il dibattito sul rientro a scuola”

“Ci siamo affidati alla medicina basata sull’evidenza per proporre un documento di riflessione con la speranza che possa essere utile a migliorare il dibattito”.

Innanzitutto il team sottolinea come la comparsa del virus abbia stravolto le vite di tutti, adulti e bambini.

Molti paesi, trovandosi di fronte a un pericolo sconosciuto, hanno deciso di chiudere aziende e scuole con un lockdown totale.

Si pone l’attenzione sul danno psicologico, subìto soprattutto dai bambini con necessità di attenzione speciale, come l’autismo o il deficit cognitivo.

Sottolineano come “I bambini e gli adolescenti rappresentano solo l’1–5% dei casi diagnosticati di COVID-19 e almeno il 90% hanno una malattia asintomatica o lieve (4,5)”.

Inoltre precisano che da pochi giorni è emersa una nuova importantissima evidenza: i bambini sono raramente responsabili del contagio fra loro o di persone adulte.

“Eclatante il caso del bambino francese positivo al CoVid-19: rimasto in contatto continuativo con 80 coetanei non ha prodotto nessun contagio. O dei 9 alunni positivi venuti a contatto con 735 studenti e 128 adulti del personale scolastico producendo solo 2 infezioni secondarie”.

Ecco perché i bambini non rappresentano un pericolo di contagio: mascherine e plexiglass inutili

Il team medico, basandosi su recenti studi scientifici (citati in fondo al documento), porta all’attenzione quali potrebbero essere i motivi dello scarso contagio fra i più piccoli.

“I bambini esprimono poco il recettore ACE2 – quello che il virus SARS-CoV-2 usa per infettare le cellule che rivestono la mucosa del naso. Il fatto di avere pochi recettori per il virus in quella che è la porta di ingresso delle infezioni respiratorie giustificherebbe la minore suscettibilità dei bambini all’infezione. I bambini si infetterebbero di meno, si ammalerebbero di meno e sarebbero anche meno contagiosi rispetto agli adulti”.

Inoltre “i bambini positivi pare siano quasi sempre asintomatici, e quindi producono molte meno goccioline di Flügge con colpi di tosse e starnuti. La quantità di particelle virali liberate in ambiente dai bambini è pertanto molto bassa”.

Dunque il contagio fra i bambini sarebbe ridottissimo. Bisognerà invece focalizzarsi su insegnanti e genitori, per mantenere le distanze di sicurezza.

Le conclusioni sono semplici: la scuola non è un luogo a rischio elevato e utilizzare divisori in plexiglass o mascherine non risulterebbe affatto utile.

Le proposte dei medici per tornare a scuola in sicurezza sono le seguenti: innanzitutto adeguare gli ambienti scolastici, ampliando le aule per ridurre la densità degli alunni e favorendo la didattica all’aperto.

Poi occorrerà puntare su un protocollo di igiene personale e responsabilizzazione delle famiglie: lavarsi le mani con cura, non starnutire senza coprire la bocca ed evitare di andare a scuola se si presentano sintomi. Foto: Facebook