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La prova: migranti partono dalla Libia senza la benzina per arrivare in Italia

Durante un servizio pubblicato da Il Corriere, il comandante libico Mustafà Abu Zeid conferma i contatti tra Ong e scafisti.

“Vogliono solo prendere i migranti e questo crea una situazione pericolosa”. Sono le dichiarazioni di un marinaio libico rilasciate durante un reportage di Lorenzo Cremonesi per Il Corriere.

Quando il giornalista chiede se pensa a un coordinamento tra scafisti e Ong lui risponde: “Senz’altro! Ho visto molti contatti su Facebook, Twitter, tra Ong e scafisti. Vedo molti contatti tra loro”.

Le parole del marinaio sembrano confermare un servizio andato in onda il 15 luglio scorso durante l’ultima puntata di Quarta Repubblica, trasmissione di Rete Quattro condotta da Nicola Porro.

Cremonesi si trova su una delle tre navi donate dall’Italia alla marina libica: la Guardia Coste Ras Lgder libica.

Mentre navigano per recuperare un gommone con diversi migranti a bordo, Mustafà Abu Zeid, il comandante della nave, spiega come si comportano le Ong quando incontrano la loro motovedetta.

“Parlo con le Ong e chiedo loro di non avvicinarsi per non mettere a rischio la vita dei migranti. Ma molte volte non stanno ad ascoltare”.

Il report continua mostrando il soccorso di un gommone con 38 migranti a bordo. Sono quasi tutti ragazzi poco più che ventenni e in cerca di fortuna nei paesi europei.

Chi guida il gommone nega contatti tra Ong e scafisti

Il motore si era rotto e nonostante fossero da diverse ore in mezzo al mare, non erano affatto entusiasti nel vedere l’imbarcazione libica: speravano che a salvarli fosse una Ong.

Ma non hanno scelta: sono in mezzo al mare e con poche risorse. Salgono a bordo e rientrano in Libia. A guidare il gommone un ragazzo della Costa D’avorio di appena vent’anni: Hamed Congu.

Hamed spiega al giornalista che prima di intraprendere questo viaggio sapeva benissimo quale fosse il quantitativo di benzina disponibile (circa 60 / 80 litri) ed era altrettanto consapevole che non sarebbero stati sufficienti per raggiungere l’Italia.

“Lui contava di allontanarsi dalla Libia – racconta Cremonesi – e di essere ripescato da una barca di Ong”. Nega però di avere avuto contatti con loro.

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