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Milan, la crisi infinita: le responsabilità e gli errori, ecco di chi è la colpa

Non sembra avere effetto il cambio di allenatore: Milan ancora sconfitto e crisi infinita. Di chi sono le responsabilità?

Che la stagione non sarebbe andata bene si era intuito fin dalla prima giornata: il Milan viene sconfitto a Udine giocando una partita inguardabile.

L’allenatore Marco Giampaolo, definito da alcuni “maestro”, non è riuscito a costruire un gioco e i risultati sono stati penosi: 9 punti in 7 giornate ed esonero, nonostante la vittoria di Genova.

La squadra è sempre parsa svogliata e fuori forma. Molte scelte sono sembrate incomprensibili e l’insistere su alcuni giocatori, Suso e Chalanoglu su tutti, quasi follia.

La società non poteva fare altro che sconfessare la proprie scelte decidendo per il cambio di allenatore. In partenza sarebbe bastato leggere il curriculum di Giampaolo per capire che era l’uomo sbagliato in un momento troppo delicato. Ma si era ancora in tempo a rimediare.

Per sostituire Giampaolo sembrava fatta per Luciano Spalletti: l’ex allenatore dell’Inter aveva accettato la proposta di Boban e Maldini, salvo poi non riuscire a sciogliere il contratto che lo lega ancora ai nerazzurri.

I dirigenti rossoneri hanno quindi deciso di ripiegare su Stefano Pioli, un buon allenatore ma non con l’appeal giusto per risollevare la stagione. I tifosi sono insorti al grido di #PioliOut.

Dopo le prime due partite la cura Pioli non sembra dare effetti: un pareggio in casa con il Lecce e una sconfitta a Roma, qualche lieve miglioramento a livello di gioco ma la squadra rimane ancora abulica, spenta e svogliata.

La crisi e le responsabilità della società

Gli errori dei singoli rimangono inspiegabili e alcune scelte ancora di più. Si continua a insistere sugli stessi giocatori che non sembrano in grado non solo di fare il salto di qualità ma neanche di avere un rendimento costante e decente.

Già, decente. Perché ormai i tifosi del Milan questo chiedono: impegno, costanza di rendimento e dove non arriva la tecnica almeno la rabbia e la corsa.

È vero che il livello tecnico dei giocatori è inadeguato per una squadra come il Milan ma da questi uomini si può pretendere qualcosa di più.

E la società? Prima di tutto bisognerebbe riuscire a capire com’è composta: la proprietà è assente, si limita a porre limiti economici e di bilancio e pare essere interessata solamente a costruire lo stadio e a rivendere.

L’amministratore delegato Ivan Gazidis è lautamente pagato per sistemare il bilancio e cercare di incrementare le sponsorizzazioni. Risultato? Peggioramento delle perdite in bilancio e peggior passivo di sempre.

I responsabili dell’area tecnica sono invece Zvonimir Boban e Paolo Maldini. Sicuramente in campo hanno lasciato un ottimo ricordo ma la loro esperienza dirigenziale è pari a zero. L’essere stato un ottimo calciatore non ti trasforma automaticamente in ottimo dirigente. E si vede.

Gli errori

Gli errori sono tanti. Prima di tutto l’onta di autoescludersi dalle coppe europee. Uno smacco per una squadra con una storia gloriosa come il Milan che avrebbe dovuto invece sfruttarle per aumentare visibilità e ricavi.

Ci si aspettava che senza i paletti del Fair Play Finanziario della Uefa sarebbero arrivati gli investimenti. Invece il mercato estivo è stato fatto con la calcolatrice alla mano sperando di vendere Suso e Andre Silva, giocatori che non hanno alcun tipo di mercato in Europa.

La squadra è stata costruita male e senza senso. La conseguenza è stata l’esonero dell’allenatore dopo sette giornate.

La scelta del successore è stata gestita in maniera quanto meno dilettantesca. L’allenatore scelto è partito sfiduciato in partenza, sapendo di essere un ripiego.

E per concludere, le dichiarazioni di Maldini prima del delicato match contro la Roma: se la società non vuole vincere a breve siamo pronti ad andarcene.

Maldini mette le mani avanti e scarica le colpe sulla proprietà per le scelte sbagliate e si prepara ad abbandonare la nave.

I tifosi in tutto questo sono chiamati a fare quadrato e a incitare la squadra ma la pazienza sembra essere finita. Lo spettacolo offerto è francamente indecente e l’atteggiamento ingiustificabile. Si arriva a rimpiangere Gattuso.

Il cambio di rotta è necessario a breve o la stagione si trasformerà in un lunghissimo supplizio.

Considerando che tre delle prossime quattro partite i rossoneri le giocheranno contro Lazio, Juventus e Napoli, sembra dura riuscire a raddrizzare la situazione.