Dopo la vicenda Liliana Segre e dopo le pressioni nella Regione Umbria affinché la legge sull’omofobia sia sostituita da un’altra normativa, diventa urgente capire chi è antisemita o omofobo. Non è più accettabile leggere articoli e post in cui da un lato ci sono sempre i buoni e, dall’altro lato, sempre i cattivi.
Anche perché, spesso, ciò che alcuni considerano antisemitismo e omofobia altro non è che una reazione polemica nei confronti di posizioni che non si condividono, reazione polemica dietro la quale, tuttavia, non c’è alcun odio personale nei confronti di ebrei e persone Lgbt.
Provo a mettere ordine, scusandomi per la forma schematica: quando nel dibattito pubblico si parla di antisemiti e omofobi, ci sono almeno 5 livelli di significato.
Mozione Segre, quando parliamo di antisemiti e omofobi
1 – Chi non sopporta ebrei/omosessuali nell’intimo della propria coscienza. 2 – Chi traduce l’intolleranza interiore in comportamenti discriminatori (insulti, giudizi denigratori, bullismo, campagne politiche e sociali contro ebrei e persone Lgbt ecc.).
3 – Chi, nel caso dell’omofobia, non condivide l’equiparazione giuridica fra omosessualità ed eterosessualità, sostenendo che i diritti civili di persone e coppie omosessuali possano essere ottenuti anche per vie diverse da legalizzazioni ad hoc come le unioni civili e i matrimoni.
4 – Chi, nel caso dell’antisemitismo, ritiene che la storiografia ufficiale dell’Olocausto sia stata influenzata politicamente, e anche se non giunge a negare la Shoah, ne offre una ricostruzione non celebrativa, che evidenzia tragedie altrettanto gravi come il genocidio degli armeni, lo sterminio dei Kulaki ecc.
Chi ha questa posizione, solitamente, è considerato di “destra”, anche se, per esempio nel conflitto arabo-israeliano, prende le difese dei palestinesi, tradizionalmente appoggiati dalla “sinistra” (benché a loro volta i governi israeliani siano spesso laburisti).
5 – Chi, nel caso dell’omofobia, accetta le unioni civili e i diritti delle coppie omosessuali ma non la maternità surrogata e l’adozione di minori.
Discutere senza condannare
Bene. Io credo che si debba parlare di omofobia e antisemitismo solo per i punti 1 e 2, ma non per gli altri. I punti 3, 4 e 5, infatti, esprimono posizioni certamente discutibili, ma che, proprio per questo, devono poter essere discusse nel merito, non semplicemente condannate come “antisemitismo” o “omofobia”.
Diversamente, quando la denuncia di omofobia o di antisemitismo viene estesa a tutte le voci critiche nei confronti di azioni o eventi che coinvolgono ebrei e omosessuali, viene inflazionata, e ci si espone all’accusa di voler vittimizzare determinate categorie di persone, riservando loro un’immunità speciale, che le autorizzerebbe a pretendere ciò che mai accetteremo per tutte le altre categorie di persone.
E si spiega così come mai si giunga, da parte di alcuni movimenti di destra, ad affermare che lungi dall’essere minoranza discriminata, gli omosessuali siano divenuti minoranza privilegiata, appoggiata da lobbies e poteri forti. Il che è chiaramente falso.
Legge umbra
Ma per dimostrarlo bisogna limitare le denunce di omofobia ai punti 1 e 2. Altrimenti la destra rischia di avere ragione… Un esempio? Proprio la questione della legge umbra.
I firmatari del manifesto non chiedono l’abolizione della legge, ma una sua sostituzione con una normativa in cui si combatta la discriminazione di tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale. In questo modo si metterebbe meglio in evidenza che gli omosessuali sono rispettati in quanto persone, e cioè a un livello che li rende non “diversi”, ma uguali a tutti gli altri.
Si può discutere, certo, e qualcuno dirà che c’è invece bisogno di una normativa ad hoc, che segnali la specificità del bullismo omofobo e, di conseguenza, anche della lotta al bullismo omofobo.
Ma almeno eviteremo il mantra della caccia all’omofobo, che non è molto diverso dal mantra della caccia al gay, e cioè di un pensiero unico, che condanna la diversità degli esseri umani e la loro libertà di pensiero e di vita.