A Pordenone è in atto una vera rivolta dei baristi che non accettano pagamenti elettronici per piccoli importi o applicano un sovrapprezzo.
C’è un gruppo di commercianti che non ha digerito la legge del 2017 che li obbliga ad accettare pagamenti elettronici per qualsiasi somma.
Sarà capitato a tutti di vedere nei pressi della cassa di alcune attività commerciali dei cartelli con le regole sui pagamenti elettronici.
La questione è venuta a galla proprio adesso che il governo sta discutendo di pagamenti elettronici e commissioni bancarie.
Mentre nelle grandi catene, nei supermercati e nei negozi di abbigliamento il problema non è sentito molto, quando si passa alle piccole attività tutto cambia.
Davanti al rifiuto di accettare una carta elettronica per il pagamento, gli esercenti hanno le loro motivazioni.
Per i negozietti accettare i pagamenti elettronici per le piccole somme equivale a mandare in fumo il margine sulla singola vendita a causa delle commissioni.
Per questo ci sono bar che non accettano pagamenti con carte al di sotto di alcune somme e altri permettono pagamenti elettronici solo su certi prodotti. Altri invece, pur non essendo consentito, applicano una sovrattassa se il pagamento col bancomat è preferito a quello con contante.
Rivolta dei baristi e limite all’uso di contante
L’ultima bozza del decreto fiscale collegato alla Manovra include le sanzioni per i commercianti che si rifiutano di accettare pagamenti elettronici.
La multa ammonterà a 30 euro più il 4% del valore della transazione per il quale è stato rifiutato il pagamento con carte.
Le misure del Governo Conte bis sulla limitazione all’uso del contante vorrebbe essere una strada per contrastare gli evasori fiscali.
Ma il problema principale sollevato da molti commercianti è il costo delle commissioni nei pagamenti effettuati col Pos, che in Italia è uno dei più alti d’Europa.
Secondo la Cgia di Mestre, Associazione Artigiani e Piccole Imprese, se il Governo riuscisse a imporre l’azzeramento dei costi di commissione, almeno per i pagamenti fino a 30 euro, gli artigiani e i commercianti agevolerebbero le transazioni con la moneta elettronica.
I costi che hanno adesso le commissioni rappresentano una spesa inaccettabile per le tasche degli esercenti.
Inoltre la Cgia ricorda che l’evasione fiscale complessiva ammonta a 110 miliardi di euro, somma nettamente inferiore ai 200 miliardi di euro in sprechi e inefficienza della Pubblica Amministrazione.