Il farmaco nimesulide, più noto in Italia col nome Aulin, è un antinfiammatorio non steroideo (FANS) molto usato nel nostro paese.
Pur non essendo un anti-dolorifico per anni è stato primo nella classifica di vendita per curare ogni tipo di malessere o dolore.
Molti paesi hanno scelto di non commercializzare la nimesulide, invece altri l’hanno ritirata dal commercio. Ma perché?
La nimesulide non è un farmaco innocuo, per i problemi che crea a livello epatico e all’apparato gastroenterico.
Già nel 2002 Spagna e Finlandia hanno ritirato dal mercato il farmaco e anche in Irlanda hanno sospeso la vendita nel 2007.
Addirittura altri paesi europei come Gran Bretagna, Germania, ma anche gli Stati Uniti non hanno mai autorizzato la vendita.
A seguito dei numerosi episodi di reazione avversa, la Commissione Europea ha richiesto all’Ema (European Medicines Agency) una valutazione sul rapporto tra benefico e rischio del farmaco e nel 2010 hanno raccomandato di «evitare ogni possibilità d’uso cronico della nimesulide».
Belgio, Danimarca, Olanda e Svezia ritirarono il farmaco dal mercato già prima della raccomandazione della Commissione Europea.
Nimesulide in Italia
In Italia diventa un “farmaco non di prima scelta” limitato esclusivamente alle condizioni acute e con obbligo di ricetta NON RIPETIBILE.
Questo perché l’Ema raccomanda il non utilizzo della nimesulide nei pazienti con problemi di fegato e inoltre:
“È indicata solo per il trattamento del dolore acuto (mentre prima veniva usata anche in caso di dolore cronico) e dei dolori mestruali, deve essere utilizzata solo per brevi periodi, al massimo per quindici giorni, la dose massima è di duecento milligrammi (pari a due bustine, o a due compresse).”
Quello che non è molto chiaro è come un farmaco che è stato ritirato nella maggior parte dei paesi europei non solo rimanga in commercio in Italia, ma venga reso anche rimborsabile.
Inizialmente l’Aifa ha escluso la rimborsabilità della nimesulide dai trattamenti cronici, per poi reintrodurla per il dolore acuto associato a patologie croniche.
Una scelta che ha lasciato senza parole anche il medico e deputato Vittoria D’Incecco: «Quella dell’Aifa è una scelta che rischia di minare la credibilità dell’intero sistema».
Ci sono due punti controversi: con questa decisione si stabilisce una rimborsabilità anche per il dolore acuto che non è previsto dal servizio sanitario.
Inoltre questa scelta non concilia neanche con l’obiettivo di escludere l’uso cronico della nimesulide. Una scelta sicuramente poco chiara da parte dell’Aifa.