Sono ancora caldi i corpi della strage di Christchurch e c’è chi già ne approfitta per fare propaganda politica invocando guerre di religioni: Erdogan.
Il presidente turco durante un comizio politico dopo aver mostrato il famigerato video del massacro, in barba alle censure, ha tenuto un discorso sconcertante.
A nulla è servito il discorso introduttivo più pacato del vicepresidente Fuat Oktay che invitava tutti a non cadere nella trappola del “linguaggio provocatorio”.
Erdogan dopo aver mostrato anche il manifesto dell’attentatore Tarrant in cui auspicava la cacciata dei turchi dalla cosiddetta Turchia europea, ha rilasciato commenti preoccupanti.
Le minacce del presidente Erdogan
“Non riuscirete mai più a trasformare Istanbul in Costantinopoli” ha tuonato il presidente dal palco. E poi ancora: “Occorre mobilitarsi contro i nemici dell’Islam!”
Ovviamente per mobilitazione si intende il sostegno al suo partito, unico rimedio secondo lui contro il crescente clima d’odio razzista e la diffusa islamofobia.
Un clima, che a suo avviso, Stati Uniti, Unione Europea e in particolar modo Nuova Zelanda, non condannano sufficientemente e in modo abbastanza deciso.
Naturalmente il governo neozelandese non ha fatto attendere la sua replica, accusando il governante turco di far irrispettosa demagogia politica sulla memoria delle vittime.
Il ministro degli Esteri Peters ha anche obiettato: “Da sempre dialoghiamo con qualsiasi Paese, Turchia inclusa, per assicurarci che nessuno ci rappresenti per ciò che non siamo.”
Ma a quanto pare questo non è servito a placare le ire di Erdogan che a sua volta ha risposto alla Nuova Zelanda e a tutto il mondo cristiano.
“I vostri nonni sono venuti qui (…) e sono tornati nelle bare” ha minacciato “Non dubitate che vi rimanderemo indietro come loro.” In riferimento alla battaglia di Gallipoli.
Un botta e risposta che sta allarmando tutti i governi del mondo e che non dovrebbe lasciar dormire tranquilli nessuno di noi perché un’escalation di scontri di matrice religiosa potrebbe portare a disastri mondiali.