Al confine con la Svizzera c’è un paesino immerso nelle montagne con una sola abitante: la signora Paolina Grassi.
La frazione in cui abita Paolina si chiama Casali Socraggio ed è ormai un paese quasi scomparso dalle mappe. Un tempo c’era l’osteria, la rivendita, il fornaio, la scuola elementare.
In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel 2017 racconta la sua storia e come riesce a vivere da sola.
Paolina è nata il 28 agosto del 1926 sull’Alpe Badia a mille metri di altitudine. Sua mamma si trovava lì con suo padre che stava curando le bestie, facendo il carbone e essiccando le castagne nel graticcio.
Una sola abitante: ma come vive?
Viene da chiedersi come una signora di 93 anni possa vivere in un paesello da sola. Una volta al mese la nuora Lucia l’accompagna a fare la spesa per prendere tutto quello che serve.
Per quanto riguarda lo scorrere delle giornate, Paolina segue il ritmo delle stagioni praticamente da sempre.
«Faccio colazione alle 8 con una grande tazza di caffellatte e un pacchetto di cracker. Poi devo dare da mangiare alle galline, c’è da pulire la chiesa, devo prendere le erbe, fare il fieno, lavorare con il rastrello e il falcetto, riempire la gerla di legni per la stufa. L’insalata selvatica va tagliata fine. È un po’ duretta, ma buona».
A pranzo un risotto, dopo una pennichella sul tavolo a braccia conserte. In casa ha una televisione che non usa e un telefono a disco entrambi coperti in modo che non prendano polvere.
Una panca vicino al camino per mangiare quando è freddo. Sulla credenza invece ci sono le foto dei figli, dei nipoti e del suo cane Fido.
La signora Paolina ha viaggiato solo due volte nella vita: una volta per accompagnare il marito nell’ospedale di Novara, una volta per accompagnare il prete a Macugnaga. Al cinema è andata solo due volte con la scuola elementare, non ha mai letto un libro.
Il marito era un alpino in Jugoslavia, morì nel 1993. Il suo amato cane Fido invece che le ha tenuto compagnia questi ultimi anni è morto qualche anno fa.
Però in estate qualche villeggiante sale, tra questi ci sono italiani, svizzeri e pensionati tedeschi e la signora Grassi è benvoluta da tutti.
Il silenzio, i ricordi, le paure e i desideri di Paolina
Quello che più sorprende, specie in un mondo frenetico e rumoroso come il nostro è la compagina che riesce ad avere la signora Grassi dal silenzio: «Un silenzio bellissimo».
«Soprattutto di notte. È quello il momento in cui puoi ascoltarlo meglio. Mi fa compagnia quando non riesco a dormire. Non senti un motore. Fuori dalla finestra della mia stanza è completamente buio, ma in alto il cielo è pieno di migliaia di stelle».
Uno dei ricordi più felici della signora Grassi è quello di un capodanno dopo la guerra in cui tutta la famiglia era a tavola riunita e veniva servito il cappone. Paolina ricorda:
«Il ripieno era la cosa più buona. Luigi metteva un salamino, uova, pane grattugiato, verza, poca farina».
La paura invece la ricorda bene. Ricorda quando i tedeschi volevano bruciare il paese perché c’erano dei partigiani rifugiati e gli aerei volavano bassi.
Paolina non ha mai sognato viaggi in paesi lontani, ma il suo sogno sarebbe salire di nuovo sul monte Zeda dopo quarant’anni nei quali non ha avuto più modo di tornarci.
Il suo desiderio più grande è quello di tutte le madri e nonne: la salute dei suoi figli e dei suoi nipoti. Spera anche che le gambe la sorreggano perché non le piacerebbe andare in una casa di riposo:
«So che trattano bene gli anziani, ma lì dentro mi sentirei rinchiusa in prigione. Io sono come le nostre pecore, nata per vivere all’aria aperta». [Foto da RaiPlay]