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HomeSalutePalù dice la verità in diretta: «Positivo non significa malato né contagioso»

Palù dice la verità in diretta: «Positivo non significa malato né contagioso»

Nel clima di paura scatenato dall’aumento dei tamponi e dei positivi giornalieri, arriva la voce rassicurante e fuori dal coro del professore universitario Giorgio Palù: “Troppo allarmismo, guardiamo i numeri per quello che dicono”.

“Mi pare che si abbondi sull’allarmismo via comunicazione mediatica. Il buonsenso non è virale, la paura sì”.

Sono le parole di Giorgio Palù, professore di neuroscienze all’Università di Philadelphia, rilasciate durante un’intervista a Omibus, su La7.

“Dobbiamo guardare i numeri obiettivamente – ha continuato il professore – per quello che ci dicono: 4.700 ricoverati su 80 mila positivi sono il 6%420 soggetti in rianimazione sono lo 0,5%. Significa che il 94% dei casi sono asintomatici“.

Palù ha confrontato questi numeri con quelli che avevamo il 28 marzo: 26 mila persone ricoverate, sei volte di più, e 4.500 persone in rianimazione, dieci volte di più.

“Ricordiamoci che la mortalità, nel 90%, era sopra gli ottant’anni. Oggi abbiamo non soltanto una carica virale più bassa ma anche un virus che clinicamente sta infettando meno“.

Per il professore è chiaro che in alcune regioni stiamo assistendo a un’impennata dei casi e quindi andrebbe considerata la letalità.

“La mortalità [forse letalità, n.d.r.] stimata da studi di sieroprevalenza di questa malattia varia dallo 0,3 allo 0,6%, quindi 5×1000. Diciamo pure la verità, è relativamente bassa, molto più bassa rispetto alla Sars e la Mers che erano sul 10 o 36%“.

Nonostante la letalità bassa, bisogna comunque mantenere bassi i contagi, perché “più aumenta l’incidenza, più aumenta il rischio di malattie gravi”.

Giorgio Palù: “Positivo non significa malato e nemmeno contagioso”

C’è spazio anche per un commento sui tamponi. Giorgio Palù non li considera una misura salva vita ma piuttosto un utile sistema di contenimento e di diagnosi, soprattutto per circoscrivere rapidamente i focolai.

Il professore fa presente che oggi ci sono sistemi di diagnosi molto più semplici, tamponi rapidi che costano poco e hanno una sensibilità minore, che sarebbe un vantaggio.

“La loro sensibilità non è a detrimento dell’impatto clinico, anzi: una minor sensibilità correla meglio con le manifestazioni cliniche”. Perché, ha spiegato, positivo non significa malato e nemmeno contagioso.

“C’è un assioma in tutte le malattie diffusibili da quando conosciamo la microbiologia e la virologia che è la dose infettante, quella che può determinare sia la trasmissibilità che la patologia”. Foto: La7